Paul Thomas Anderson è uno dei più importanti autori contemporanei, ma perché il regista californiano è così amato dal pubblico? Va detto che PTA si afferma in una generazione di registi (tra cui Quentin Tarantino) che affrontarono il mondo hollywoodiano armati soltanto di un enorme bagaglio culturale. Il mito del self-made man, d’altronde, non è mai svanito nella terra dei sogni. Ma questa risposta non basta.
Anderson, infatti, non si è formato nelle grandi scuole di cinema della generazione precedente. Eppure, la visione dei suoi film preferiti e lo studio assiduo dell’immagine gli hanno permesso di affrontare e conquistare il mostro di Hollywood. Sembra allora quasi un paradosso che uno dei registi più lontani dalle scuole di cinema sia, in realtà, il continuatore di un pensiero profondo e autoriale come quello della New Hollywood.

Parliamo della corrente più amata della storia del cinema: il momento in cui Hollywood, sconfitta dalla televisione e dall’antitrust, lasciò spazio ai grandi autori. Personalità come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Brian De Palma, e così via, fecero capolino nel mondo cinematografico. Una generazione che, con un occhio fisso sulla Nouvelle Vague, promise di mettere in scena le questioni politiche e le ferite intime dell’intera America. PTA è uno dei pochi, grandi eredi di quella promessa.

Sul Cinema

“Guardo i film di [Steven Spielberg] e lo riconosco: sono delle fiabe. Capisco cosa fa. E io faccio un film sul cancro e sulle rane — eppure voglio comunque quello stesso numero di spettatori! Trovo che sia un buon obiettivo, e considero una mia debolezza il fatto di non averlo ancora raggiunto.” – Paul Thomas Anderson

Personaggi e cornici

Boogie Nights cast
I personaggi di Boogie Nights – ©New Line Cinema

I personaggi della New Hollywood hanno sempre affrontato il contesto politico e storico dell’America: da quello più contemporaneo fino al West di Piccolo Grande Uomo e al post-Vietnam di Travis Bickle. Figure complesse, costruite con profondità psicologica e sociale. Questo non solo permetteva allo spettatore di empatizzare con loro, ma offriva un vero e proprio strumento per destrutturare e analizzare la storia americana. In questo senso, Paul Thomas Anderson ha saputo creare personaggi altrettanto densi e comunicativi.

Il più emblematico tra questi è senza dubbio Daniel Plainview, lo spietato capitalista de Il petroliere. Come i grandi personaggi del passato, anche Plainview si trasforma in un simbolo della sanguinosa storia americana. In particolare, incarna quel meccanismo storico che ha visto uomini avidi e voraci conquistare risorse e terre con ogni mezzo, anche il più subdolo. È il ritratto di una generazione di conquistatori talmente affamata di potere da sacrificare persino i propri figli.

Non è un caso, allora, che da questa costola narrativa nasca Lancaster Dodd (The Master): un altro conquistatore, che edifica un’imponente organizzazione fondata su menzogne e manipolazione. E chi, se non Freddie Quell — un moderno Travis Bickle — finirà risucchiato in quella trappola, spinto dalla propria disperata ricerca di identità? I personaggi americani di Anderson sono ancora feriti, non solo per la storia che li precede, ma per un’America che fatica a fare i conti con se stessa.

Profondità psicologica

The Master
Joaquin Phoenix in The Master – © The Weinstein Company, Annapurna Pictures

L’uomo, per Anderson, è un essere intrinsecamente contraddittorio, e questa tensione interiore emerge con forza in tutte le sue figure. Perché Daniel Plainview continua la sua folle corsa all’oro nero anche dopo aver ottenuto tutto? Perché sacrifica persino il figlio? È evidente che sia un uomo tormentato, ma non può fare a meno di stare da solo. Perché il prodotto ultimo dell’ultra capitalismo, sono uomini vuoti, incapaci di relazionarsi col mondo.

Allo stesso modo, Freddie Quell incarna una solitudine esistenzialista radicale senza riuscire mai a trovare un posto nel mondo. Nella sua alienazione, si rifugia in un “Maestro” – manipolatore e subdolo – che gli offre una definizione, una struttura, un senso. Dopo essere stato ammaliato e imprigionato da nuovi dogmi sociali, Quell giunge a una forma paradossale di liberazione. Il fatto di essere limitato, di non poter più muoversi liberamente, lo solleva dall’affanno dell’esistenza.

Questi due personaggi immensi si riflettono in molte altre opere della filmografia di Anderson. Basti pensare a Il filo nascosto, che si svolge fuori dalla cornice americana. Daniel Day-Lewis interpreta un sarto di alta moda che, come i protagonisti precedenti, non riesce a vivere la propria conquista senza sacrificare mente e corpo. Questa tensione lo condurrà verso una relazione che diventa simbolo dell’autodistruzione comune di tutti i suoi personaggi.

Decostruzione storica

Il petroliere
Daniel Day-Lewis nel film Il petroliere – ©Paramount Vantage

Come introdotto attraverso l’analisi dei personaggi, un’altra qualità fondamentale della New Hollywood è la rilettura storica della nazione, condotta in chiave analitica e politica. In quel decennio, il cinema si fece portavoce di una riflessione profonda sulle origini e le contraddizioni dell’identità americana. Da Platoon, che affronta il trauma del Vietnam, fino alla guerra di contea dei I cancelli del cielo. In questo panorama, PTA si inserisce con grande consapevolezza e forza espressiva.

Se Il petroliere è una riflessione sulla corsa all’oro nero e sulla figura del self-made man privo di scrupoli, The Master affronta invece la nascita della Chiesa di Scientology. Anderson costruisce contesti politici e storici profondamente radicati nella realtà, che si intrecciano in modo indissolubile con la vita interiore dei suoi personaggi. Non è possibile separare la politica dalla psicologia nei suoi film, perché l’individuo è sempre il prodotto – e insieme la vittima – del mondo che lo circonda.

Con Boogie Nights, Anderson mostra invece una delle facce più nascoste di Hollywood: quella pornografica. Un universo raramente rappresentato dal cinema mainstream, ma sempre vivo nell’underground americano. Poche volte il mondo del sesso è stato raccontato con tanta lucidità e crudezza. Lo show business è uguale ovunque, e persino i disfunzionali membri della crew di Jack Horner finiranno per soccombere alle sue regole ferree. Anderson non giudica, ma osserva spietatamente i suoi personaggi e i loro luoghi di prigionia.

Lo Sapevi?

Sir Daniel Day-Lewis improvvisò il discorso che tiene ai cittadini di Little Boston, parlando della costruzione di scuole, del portare il pane in città, e così via.

La fine del mito

Licorice Pizza
I due protagonisti in fuga in Licorice Pizza – ©BRON Studios, Ghoulardi Film Company

Il lavoro della New Hollywood e quello di Paul Thomas Anderson sembrano allora convergere in un’unica, grande questione: la fine del sogno americano. In The Parallax View, il regista Alan J. Pakula trasforma il mastodontico treno a vapore (simbolo del progresso) in un semplice treno giocattolo. L’elemento satirico è chiaro. Allo stesso modo, le storie di PTA scardinano la vacuità delle promesse americane: il successo facile, il consumismo, il carrierismo o il culto dell’apparenza.

Anche Licorice Pizza, forse il meno incisivo tra i suoi lavori, racconta la disillusione di un mondo giovanile alle prese con lavori grotteschi e con una generazione di adulti dissociata dalla realtà. Il mito californiano era, appunto, solo un mito. E i giovani protagonisti di questa storia dovranno fare i conti con un mondo che non lascia più spazio all’innocenza. L’immaginario californiano di spensieratezza e libertà cede il passo a una dimensione sospesa, instabile. Alana e Gary, i protagonisti, non hanno altra scelta se non la fuga.

Personaggi profondi, in perenne conflitto con il mondo e con l’eredità che questo ha lasciato loro. Ma PTA non è soltanto un sagace analista. Tutto ciò che racconta si configura, oltre che come documento, come spazio intimista e riflessivo. Il motivo per cui è tanto amato dagli appassionati risiede proprio in questa sua ragion d’essere: i suoi film non sono solo intrattenimento. Tutta questa profondità è messa al servizio di una riflessione storica e sociale, lasciando al pubblico, ogni volta, qualcosa in cui riflettere loro stessi.

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Cinefilo accanito, musicomane, videogiocatore e appassionato di letteratura e fumetti. Sono uno studente di cinema e audiovisivo, con una particolare attenzione alle produzioni del continente asiatico. Puoi trovarmi come cinerama46 sui social!