È sempre difficile capire quando una storia è semplicemente ispirata o invece prende pesantemente idee e concetti da qualcosa di già visto. Non per citazionismo o omaggio, sia chiaro, ma come necessità narrativa per trovare lo spunto da cui avviare un nuovo universo, eliminando quella fastidiosa sensazione di deja vù per mostrare una propria personalità. Una condizione che, per chi ha masticato parecchie letture negli anni, sembra palesarsi nelle prime pagine di Napalm Lullaby, la nuova creazione di Rick Remender portata in Italia da saldaPress.
Il nome di Remender non è certo una new entry nel mondo dei comics. Basterebbe citare due sue serie di grande spessore come Black Science o Seven to Eternity per apprezzare la sua capacità di dare vita a universi solidi e ricchi di possibilità, in cui concedersi profonde riflessioni dietro la maschera dell’avventura weird science o del fantasy adulto. Con un simile storico, le aspettative per Napalm Lullaby, nuovo ciclo realizzato con Bengal, erano decisamente alte.
Il dio che cadde sulla Terra

Di ritorno da una tappa della loro missione evangelica di diffusione del loro credo, una coppia del Nebraska incappa in un evento incredibile: una battaglia tra armature iper-tecnologiche. Durante lo scontro, uno di questi strani individui ha la peggio, ma nel momento della sua imminente morte, l’armatura si apre rivelando al suo interno un neonato.
Mentre i suoi avversari tergiversano per decidere chi dovrebbe ucciderlo, l’infante scatena i suoi poteri, incenerendoli. Dopo aver assistito a questo incredibile evento, i due predicatori vedono in questo un segno divino, e decidono di prendere con loro il piccolo superessere, per renderlo la prova vivente della loro fede.
Nei cinquant’anni seguenti, questa presenza divina cambia radicalmente il mondo. Quel neonato diventa il Magnifico Leader, fulcro di una teocrazia che si espande, inglobando la società che viene plasmata sull’aderenza a una religione oppressiva, in cui non è contemplata diversità di pensiero. Ne scaturisce una società rigidamente divisa in caste, fatta di ingiustizie e soprusi travestiti da dogmi religiosi.
Un mondo in cui i fratelli Sam e Sarah faticano a trovare un posto. Dotati di particolari poteri, i due sono cresciuti nei bassifondi, vivendo di espedienti, ricercando manufatti del passato in attesa di trovare l’occasione perfetta per colpire al cuore il regno del Magnifico Leader. Una battaglia che li tocca nel profondo, spingendoli a correre rischi tremendi, ma che, nel momento della verità, cambia radicalmente la loro percezione del mondo con rivelazioni sorprendenti.
Oltre il deja vù

Leggendo questo primo capitolo di Napalm Lullaby, non si può fare a meno di notare come la trama intrecciata da Remender abbia un sentore sin troppo familiare. L’elemento scatenante della vicenda ricorda in modo più che evidente l’arrivo sulla Terra di Kal-El, quasi che l’autore si sia lasciato influenzare dalla volontà di raccontare un diverso impatto di un superessere sulla vita dei terresti.
Questo incipit sin troppo familiare, tuttavia, viene risolto rapidamente con la creazione di una teocrazia convincente, in cui Sarah e Sam si muovono con il giusto piglio. La vena di ribellione con cui Remender li anima è un ottimo strumento analitico, sia per ritrarli nella loro complessità che come nostro punto di vista all’interno del mondo dominato dal culto del Magnifico Leader.
I dialoghi sono perfetto veicolo di questa vena irriverente, capace di lasciar trapelare la vivacità dei due fratelli e al contempo creare un sottotesto culturale che anima ogni istante. Che si tratti di sviluppare un linguaggio dei bassifondi, ritratto con estrema attenzione per evidenziarne la letalità e il senso di ineluttabile povertà, o il liturgico vernacoliere del culto del Magnifico Leader, l’identità linguistica di questo mondo è la perfetta bussola per tracciare le esistenze dei protagonisti.
Generazioni a confronto

Ne giova, in tal senso, la valorizzazione dell’elemento critico di Remender. La visione della religione come strumento oppressivo viene scandito con sensibilità, identificando le leve emotive che possono spingere i disperati a ricercare in una fede salvifica un valido motivo per consacrare un’esistenza di rinunce in nome di una speranza. Al contrario di chi invece strumentalizza senza remore la necessità di alcuni di credere in qualcosa di superiore, condannando un infelice alieno a oggetto di venerazione.
Centrali in tal senso Sam e Sarah, elementi di rottura con la consuetudine di una società statica, imprigionata in questo dualismo. Se nell’incipit Napalm Lullaby sembra poco ispirata, Remender si dimostra capace di dare vigore alla sua idea tramite l’anima ribelle dei suoi protagonisti, rendendoli non solo una forza dinamica e sovversiva, ma spingendoli a confronti umorali anche con figure loro care.
Un’avventura young adult
Contrariamente ad altre opere di Remender, dove i protagonisti mostrano una complessità emotiva tipica della maturità, i protagonisti di Napalm Lullaby sembrano rivolgersi maggiormente ai giovani lettori, rendendo questa avventura una storia young adult. Anche nei momenti dedicati ai personaggi più adulti, l’approccio narrativo è improntato a un’immediatezza che rende subito evidenti i caratteri dei personaggi.
Una concezione che trova nel lavoro di Bengal la giusta caratterizzazione. Rispetto alla precedente collaborazione con Remender, Death or Glory, l’interpretazione grafica del fumettista francese si concentra maggiormente sulla caratterizzazione emotiva dei personaggi, curando le espressioni enfatizzandole con un linguaggio corporeo che trasmette le tensioni nervose dei characters.
Un espediente utile soprattutto per Sam, il cui potere ha un’evidente affinità con la sfera emotiva, rendendo il ragazzo un esercizio di stile per la sintesi di una personalità fumantina e al contempo fragile. Bengal unisce questa caratterizzazione a una fluidità adrenalinica delle scene d’azione, improntando il tutto a frenesia che si traduce in una rapidità di lettura, perfetta per giovani lettori.
L’anima di Napalm Lullaby

Napalm Lullaby tradisce quindi la volontà di rivolgersi a un pubblico giovane, più avvezzo al racconto manga che del fumetto tradizionale. Alcune scelte stilistiche di Bengal evidenziano questa volontà, cui si unisce l’impostazione narrativa di Remender, che nella sua concretezza lascia il dubbio che la trama sia stata concepita come potenziale script seriale.
Non un difetto, considerato il sempre più animato mercato crossmediale, ma rispetto a precedenti opere di Remender questo sembra indebolire il suo tradizionale approccio narrativo. Diverso il pubblico di riferimento, differente la finalità di questo racconto il cui marcato senso di familiarità rischia di far passare in secondo piano le potenziali tematiche.
Conclusioni
Napalm Lullaby tradisce la volontà di rivolgersi a un pubblico giovane, più avvezzo al racconto manga che del fumetto tradizionale. Alcune scelte stilistiche di Bengal evidenziano questa volontà, cui si unisce l’impostazione narrativa di Remender, che nella sua concretezza lascia il dubbio che la trama sia stata concepita come potenziale script seriale.
The Good
- Bengal realizza disegni di grande vivacità
- Remender crea una convincente teocrazia
- Ottima cura dei dialoghi
The Bad
- Incipit poco originale
- Mancano colpi di scena convincenti