Sono pochi i cineasti che, a oggi, sono capaci di distinguersi per uno stile di regia estremamente riconoscibile ed unico. Tra loro non possiamo che contare quelli che vengono considerati i più influenti ed innovatori per quanto riguarda il genere horror: Ari Aster, Jordan Peele e Robert Eggers, che con il suo The Witch nel 2015 ha fatto innamorare tanto la critica quanto il pubblico di appassionati. Come vedremo in questa recensione di The Northman, l’opera terza di Eggers ha poco a che vedere con l’orrore che ce lo ha fatto conoscere, ma mantiene – anche con il suo secondo film, The Lighthouse – un legame fortissimo dal punto di vista della regia, delle atmosfere che è capace di evocare e soprattutto del suo intento narrativo. Ancora una volta, infatti, l’obbiettivo di Eggers è quello di rendere vivi e tangibili i miti, il folclore e le superstizioni del passato: in The Witch era la stregoneria ed il terrore del demonio, in The Lighthouse le credenze marinaresche, in The Northman, infine, il corpus di tradizioni norrene e la religione vichinga.
A rendere così unico e particolare il modo di Eggers di fare cinema è proprio, a nostro parere, la sua capacità di fondere misticismo e iperrealismo storico e di trovare tra questi due poli un inaspettato equilibrio: tutti i suoi film si basano infatti su un’approfondita ed estesa ricerca storica, fin dalle prime scene è evidente come la ricostruzione sia curata nei minimi dettagli (in The Witch, giusto per fare un esempio, la fattoria dove vivono i protagonisti era stata costruita utilizzando esclusivamente strumenti dell’epoca), ma gli elementi soprannaturali – in cui i suoi personaggi credono fermamente – entrano a far parte della narrazione con naturalezza, come se fossero una parte integrante, concreta, di quelle epoche passate che ci siamo lasciati alle spalle.
The Northman
Genere: azione, avventura, drammatico, thriller
Durata: 137 minuti
Uscita: 21 aprile 2022 (Cinema)
Cast: Alexander Skarsgård, Oscar Novak, Nicole Kidman, Claes Bang, Anya Taylor-Joy, Ethan Hawke, Björk, Willem Dafoe
Il viaggio dell’eroe
The Northman trae ispirazione da una delle più popolari e conosciute leggende norrene, che è stata più volte riadattata (l’esempio più illustre è Shakespeare con il suo Amleto) nel corso dei secoli: la storia di Amleth, il principe che deve vendicare la morte del padre, assassinato a tradimento da suo zio.
Amleth, interpretato da Alexander Skarsgård, dopo aver assistito all’omicidio del re suo padre (Ethan Hawke) per mano di suo fratello Fjölnir (Claes Bang) è cresciuto da solo, guidato dalla sete di vendetta e dal desiderio di liberare sua madre Gudrún (Nicole Kidman). Diventato un berserker, un ferocissimo guerriero che durante le battaglie viene posseduto da una forza animalesca, Amleth ritrova la strada di casa solo dopo essere arrivato fino ai lontani territori slavi. Fingendosi schiavo viaggerà – insieme ad una giovane donna, Olga (Anya Taylor-Joy), a cui si scoprirà legato dal destino – fino in Islanda, luogo dalla natura selvaggia dove vive Fjölnir e dove, cercando la sua vendetta, adempirà finalmente al volere degli dei.
Il peso della vendetta
Ti vendicherò, padre. Ti salverò, madre. Ti ucciderò, Fjolnir.
La vendetta, come avrete notato dalle poche coordinate che vi abbiamo lasciato sulla trama del film, è l’elemento narrativo scatenante di The Northman. Amleth si ritrova invischiato, dall’infanzia fino all’età adulta, in un’esistenza fatta di violenza e desiderio di rivalsa: che sia voluto o meno dagli dei, il destino del protagonista può adempiersi solo versando altro sangue, privandolo di qualsiasi libertà di scelta. Alexander Skarsgård risulta davvero perfetto nel dare vita ad un personaggio schiacciato dal peso della vendetta e del proprio passato, legato al sentiero che è stato tracciato da chi è venuto prima di lui: enorme, ricurvo e animalesco, l’Amleth dell’attore svedese si – e ci – trascina verso un finale inevitabile, in cui il senso del dovere nei confronti dei suoi antenati (a cui lo vediamo connesso/incatenato, in più occasioni, dai rami dell’albero della vita) lo porta a mettere il suo sanguinoso obiettivo prima di qualsiasi altra cosa.
Le tradizioni familiari, le credenze e i miti della religione norrena che gli sono stati insegnati dal padre e dal mistico Heimir (Willem Dafoe) prendono vita davanti agli occhi di Amleth, legittimandone il cammino e le azioni.
Come in The Witch anche in The Northman la religione viene rappresentata quindi come una forza che governa le vite dei personaggi, affogandoli nella superstizione in un caso ed obbligandoli ad un’esistenza priva di libertà di scelta nell’altro.
Come accennavamo in apertura gli elementi sovrannaturali fanno parte del tessuto narrativo con naturalezza, concreti, tangibili e “reali”: sarà così che vedremo entrare in scena la figura imponente di Odino, una maestosa valchiria a cavallo, un’invincibile guerriero cadavere. Che siano presenza reali o emanazioni della mente suggestionata del protagonista poco importa, lo spettatore viene catapultato in un mondo in cui mistico e reale si fondono e trovano equilibrio, comprendendo ed assimilando così la percezione della realtà di un popolo lontano come quello vichingo.
Un’indimenticabile esperienza visiva
Quelli con protagonisti gli esseri sovrannaturali, come appunto la cavalcata della Valchiria, sono tra i momenti che, dal punto di vista visivo, colpiscono di più lo spettatore. Tutto il film è comunque segnato da una serie di scene davvero impressionanti e magistralmente girate: dal piano sequenza dell’attacco dei berserker all’insediamento slavo, al ballo degli schiavi nel buio della foresta, illuminati solo dalla luce delle torce. Robert Eggers è capace di sfruttare gli elementi e la natura selvaggia che lo circonda per creare scene evocative e maestose, trasportando e catturando chi guarda in questo mondo “altro”.
La colonna sonora di Robin Carolan e Sebastian Gainsborough ha poi un ruolo fondamentale nel dare vita al mondo vichingo creato da Eggers: utilizzando quasi esclusivamente strumenti musicali antichi – e qui ritorna la volontà del regista di una ricostruzione più autentica possibile – le musiche dei due compositori assorbono la ferocia e la violenza delle battaglie, la ritmicità dei rituali, la grandiosità della natura, rendendo così l’esperienza dello spettatore ancora più immersiva.
Rivivere il mondo dei vichinghi
The Northman è davvero un’opera unica nel suo genere e risponde perfettamente all’obiettivo che Eggers si era posto prima di cominciare a girarlo, ossia realizzare il film storicamente più accurato e plausibile di sempre sul mondo vichingo. La cura maniacale dei dettagli è evidente anche allo spettatore che poco si intende di cultura norrena: gli usi e i costumi di un popolo che non esiste più riprendono vita su schermo, infondendo in chi guarda un senso di assoluta meraviglia e suggestione.
IL ritmo della narrazione è un lento crescendo, finalizzato ad un finale che viene preannunciato fin dalle battute iniziali, e a cui arriviamo con il tempo necessario. Peccato, però, per una seconda metà di film forse un po’ trascinata in alcuni punti, cosa che rischia di indebolire una conclusione che dovrebbe esplodere di “infernale” violenza. Detto questo, comunque, The Northman è un film che merita più di una visione e che, pur essendo forse quello più didascalico e meno “ostico” dal punto di vista del significato tra le opere di Eggers, racchiude in sé diversi livelli di lettura e di interpretazione. Un’opera che deve essere necessariamente apprezzata in sala, per rendere l’esperienza di visione ancor più totalizzante.
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Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione di The Northman, il terzo film di Robert Eggers è un'opera unica nel suo genere, che ci trasporta in un mondo lontano grazie ad una ricostruzione storica approfondita e alla sua capacità di rendere vivi e tangibili i miti e le tradizioni vichinghe. Perfetto Alexander Skarsgård nel ruolo di Amleth, un protagonista schiacciato dal peso della vendetta.
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Voto ScreenWorld