La Marina degli Stati Uniti sta compiendo significativi passi avanti nel contrasto alle minacce aeree, sviluppando tecnologie sempre più avanzate quali un nuovo sistema d’arma laser anti-drone che sfrutta l’intelligenza artificiale. Apprendiamo la notizia tramite New Atlas che spiega come il progetto, nato dalla collaborazione tra il Naval Postgraduate School (NPS), il Naval Surface Warfare Center Dahlgren Division, Lockheed Martin, Boeing e l’Air Force Research Laboratory (AFRL), punti a rendere questi sistemi più precisi ed efficaci nell’intercettare e distruggere bersagli in rapido movimento, come sciami di droni autonomi.
Le armi laser sono già una realtà nelle strategie militari, grazie alla loro capacità di colpire alla velocità della luce e alla loro economicità rispetto ai missili convenzionali. Tuttavia, il loro utilizzo presenta alcune criticità. Attualmente, un operatore umano deve identificare il tipo di drone, individuare i suoi punti deboli e mantenere il laser su di essi per un tempo sufficiente alla neutralizzazione, rendendolo inadeguato al compito. Questo processo diventa complesso e poco praticabile in scenari con molteplici bersagli.
Per superare questi limiti, il team di ricerca ha addestrato un sistema IA utilizzando un modello in scala di un drone Reaper, stampato in 3D con lega di titanio. Il drone è stato analizzato con scanner a infrarossi e radar per simulare l’aspetto di un drone reale da diverse angolazioni e distanze, anche in condizioni di visibilità ridotta. Il risultato di questa operazione ha prodotto due dataset contenenti 100.000 immagini, impiegati per addestrare l’intelligenza artificiale a identificare il drone, determinarne la posizione e selezionare il punto ottimale per l’attacco. Inoltre, i dati radar forniscono informazioni sulla rotta e sulla distanza del bersaglio.
Il sistema IA ha affrontato tre fasi di addestramento. La prima basata su dati sintetici, la seconda su una combinazione di dati sintetici e reali, e la terza esclusivamente su dati reali. Quest’ultima si è rivelata la più efficace con il minor margine di errore. Il passo successivo sarà la sperimentazione sul campo, con il monitoraggio e il tracciamento di bersagli reali. Il sistema, per il momento, rimarrà semi-autonomo, con un operatore umano che supervisiona alcune fasi cruciali.
Eric Montag, scienziato dell’imaging presso Dahlgren, ha confermato che il modello IA è già operativo in tempo reale all’interno del sistema di tracking e che una dimostrazione del sistema di puntamento automatico è prevista entro la fine dell’anno. Anche se il test non richiederà necessariamente l’uso del laser, progetti come il dimostratore High Energy Laser Expeditionary (HELEX) stanno già integrando questa tecnologia nei loro sistemi.
L’introduzione di un’intelligenza artificiale nel controllo di armi letali solleva però diverse questioni etiche e operative, facendo partire dibattiti online e non poche polemiche. Se da un lato l’IA promette una maggiore efficienza e riduzione del rischio per gli operatori umani, dall’altro vi è il timore che l’automazione del processo di selezione e attacco possa ridurre il controllo umano sulle decisioni critiche. Organizzazioni per i diritti umani e analisti militari hanno già sollevato dubbi sulla trasparenza e sulla sicurezza di questi sistemi, sottolineando la necessità di regolamentazioni internazionali sull’uso dell’IA nelle armi. La ricerca alla base di questo progetto è stata pubblicata sulla rivista Machine Vision and Applications, e i prossimi test operativi saranno cruciali per determinare il futuro di questa tecnologia nel panorama militare globale.