“Se c’è una cosa che ho imparato, è che il destino non è mai una linea retta. È un bersaglio, e io sono il centro.”
Queste parole, pronunciate da uno dei più letali e psicopatici antagonisti del mondo dei fumetti, racchiudono l’essenza di un personaggio che ha segnato profondamente la storia di Daredevil, il Diavolo Rosso di Hell’s Kitchen. Bullseye, come Joker per la concorrenza oscura, è più di un semplice villain: è una forza distruttiva, un’ombra che si muove tra la follia e la precisione chirurgica, un nemico che ha ridefinito il concetto di nemesi.
Solo che lui non lo sa e nemmeno metà del mondo fumettistico, troppo impegnato a celebrare il clown, Lex Luthor o Loki in tempi recenti. E mentre gli antieroi riempiono la tv e i canali di streaming, in tanti si pongono una domanda: dove sono finiti i bei villain di una volta?
Ma chi è davvero Bullseye?
LA GENESI DI UN KILLER

Mentre una donna viene ammessa per la prima volta all’Accademia di West Point e Isabél Peron viene destituita in Argentina con un colpo di stato, Marv Wolfman ai testi e Bob Brown ai disegni, fanno esordire Bullseye in Daredevil n. 131, pubblicato nel marzo 1976, esattamente dieci anni prima che il diavolo rinascesse tra le sapienti mani di Frank Miller.
Sin dal suo esordio, il personaggio si distingue per la sua natura sadica e psicopatica, unita a una precisione letale che lo rende uno degli assassini più temuti dell’universo Marvel. Bullseye è un uomo senza passato, o meglio, con un passato distorto e confuso, fatto di menzogne e aneddoti inventati.
La sua biografia è un puzzle di frammenti, ma alcuni dettagli emergono con chiarezza. Gli stessi che l’enigmista racconta bene durante il lungo Halloween:
“È un mistero. Sminuzzato nei pezzi di un puzzle. Avvolto in un indovinello. Nascosto in una scatola cinese!”
E in quella scatola cinese troviamo il Queens, New York, dove Lester ha un’infanzia segnata dalla violenza. Suo padre, un uomo alcolizzato e violento, picchia regolarmente la moglie e i figli. A soli dieci anni, nel tentativo di porre fine alle sofferenze della sua famiglia, Lester dà fuoco alla loro casa, uccidendo tutti tranne sé stesso.
Questo tragico evento segna l’inizio della sua discesa nella follia. Dopo l’affidamento, Lester diventa un giocatore di baseball professionista, ma è difficile cedere al mare quando hai provato il fuoco, ed è questo che lo porta a uccidere un avversario durante una partita, colpendolo con una palla lanciata con precisione mortale.
Di certo meglio dell’arachide rimbalzante che uccide una vecchina logorroica in aereo, in un film dimenticato da tutti, attori compresi.
La sua abilità nel colpire il bersaglio con incredibile precisione attira l’attenzione dei servizi segreti, che lo assumono per missioni sporche in Nicaragua. Tuttavia, la sua natura psicopatica e il desiderio di vendetta lo portano a tradire i suoi superiori, finendo con arresto e rimpatrio.
Ed è qui che incontra Kingpin e la sua vita si interseca con quella di Daredevil.
E Hell’s Kitchen, a dispetto del suo nome, diventa davvero un inferno, senza bisogno di scomodare Gotham e Nolan.
LA NEMESI PERFETTA

La rivalità tra Bullseye e Daredevil è una delle più intense e tragiche della storia dei fumetti. Bullseye non è solo un assassino al soldo di Kingpin; è un uomo ossessionato dalla distruzione di Matt Murdock, l’uomo dietro la maschera. La loro storia è un susseguirsi di scontri violenti, tradimenti e tragedie, che culminano in alcuni degli eventi più iconici della saga di Daredevil.
Provate, in una sorta di psichedelico mix tra streaming e cinema, a unire gli intrighi di “Game of Thrones” al rapporto a due de’ “Il Grinta”, con la eco di Joker e Batman sempre sullo sfondo.
Uno dei momenti più memorabili della loro rivalità avviene durante il ciclo di storie scritte da Frank Miller, il padre della buona scrittura tragica nei fumetti. In Daredevil n. 181, Bullseye uccide Elektra, la ninja greca e amante di Matt Murdock, trafiggendola alla gola con una carta da gioco.
Questo atto non solo segna la fine di una delle relazioni più importanti nella vita di Daredevil, ma scatena una spirale di violenza e vendetta che porterà i due personaggi a scontrarsi ancora e ancora… e a rinascere, entrambi, come l’ultimo atto di uno spettacolo teatrale.
E se l’Otello di Shakespeare aveva ragione ad affermare che:
“Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali”
Allora Bullseye non è solo un killer spietato; ma anche un uomo disperato, tormentato dalle sue allucinazioni e dalla sua stessa follia. In un arco narrativo successivo, Bullseye sviluppa un tumore al cervello che lo porta a vedere Daredevil ovunque, spingendolo a compiere atti sempre più violenti e irrazionali. In un ultimo, disperato scontro, Daredevil salva la vita di Bullseye, trascinando il suo corpo privo di sensi fuori dalla galleria della metropolitana dove stava per passare un treno.
Questo gesto di compassione, invece di placare l’odio di Bullseye, lo alimenta ulteriormente, portandolo a giurare vendetta contro il suo nemico. Una brutta giornata, proprio come per il clown e il pipistrello.
LA CADUTA E LA RINASCITA

La storia di Bullseye non si ferma alla sua rivalità con Daredevil. Durante la saga Civil War, il cecchino viene reclutato da Tony Stark e Reed Richards come membro dei Thunderbolts, una squadra di criminali riformati (o almeno apparentemente) che lavorano per il governo.
Tuttavia, il suo istinto omicida viene tenuto a bada da naniti iniettati nel suo corpo, che lo puniscono con scariche elettriche ogni volta che tenta di disobbedire agli ordini. Alla luce del proseguo della storia, senza dovuti spoiler, è proprio come mettere Godzilla in una vasca per pesci.
Successivamente, durante Dark Reign, Norman Osborn lo sceglie per far parte degli Oscuri Vendicatori, una versione corrotta dei Vendicatori composta da criminali travestiti da eroi. Bullseye, vestito con il costume di Occhio di Falco, diventa un simbolo della manipolazione e della corruzione che caratterizzano questa fase dell’universo Marvel.
IL TEATRO DELLA FOLLIA

Ma Bullseye, nella vasta gamma di villain maltrattati dalla critica e dal mondo dei superiori, merita un posto d’onore sul palcoscenico.
Occhio di bue su di lui e il monologo ha inizio, mentre si impegna a non uccidere gli spettatori, soltanto sputando.
Una delle storie più emblematiche è Daredevil: End of Days del 2012, in cui Bullseye, ormai anziano e in declino, affronta un Daredevil altrettanto logorato dal tempo. In questa storia, Bullseye è costretto a confrontarsi con il suo passato e con il vuoto della sua esistenza, in un climax che è tanto tragico quanto poetico, proprio Amleto con il fantasma di suo padre.
Un’altra storia che mette in luce la natura teatrale di Bullseye è Daredevil: The Target del 2003, in cui il killer viene assunto per uccidere Matt Murdock. Qui, Bullseye non è solo un esecutore; è un attore sul palcoscenico della vita di Daredevil, che gioca con le emozioni del suo nemico, rendendo ogni momento un atto di pura crudeltà psicologica, come se il vostro carnefice fosse anche il vostro terapista di fiducia.
Anche quando non c’è, Bullseye appare come una presenza costante, un’ombra che incombe sulla vita di Matt Murdock, ricordandogli che il male è sempre in agguato, pronto a colpire nel momento più inaspettato. Pronto a colpire nei suoi affetti e nei suoi amori maledetti.
IL RAPPORTO TRA DAREDEVIL E BULLSEYE

Il rapporto tra Daredevil e Bullseye è uno dei più complessi e affascinanti del mondo dei fumetti. Non è semplicemente una lotta tra bene e male; è una danza macabra tra due uomini che, in modi diversi, sono stati segnati dalla violenza e dalla perdita.
Bullseye rappresenta tutto ciò che Daredevil combatte: la crudeltà, l’assenza di scrupoli, la follia. Eppure, è anche un riflesso distorto di Matt Murdock stesso, un uomo che, come Bullseye, ha fatto dell’assenza la sua virtù.
Daredevil cerca la redenzione, la giustizia, un modo per riparare il mondo. Bullseye, invece, abbraccia il caos, la distruzione, il dolore. La loro rivalità è più di una semplice lotta tra eroe e villain; è una battaglia per l’anima stessa di Hell’s Kitchen, e forse, per l’anima di Matt Murdock. Ogni incontro tra i due personaggi è un confronto tra luce e oscurità, tra giustizia e follia, tra redenzione e distruzione.
Tra morte e rinascita.
In un certo senso, Bullseye è la nemesi perfetta per Daredevil, perché incarna tutto ciò che Matt Murdock teme di diventare. E forse, è proprio questa sua natura disperata a renderlo uno dei villain più affascinanti e memorabili della storia dei fumetti. A renderlo il bersaglio perfetto per un racconto di tragedia e disperazione… come su un palcoscenico