Una decade videoludica è senz’ombra di dubbio un periodo abbastanza lungo da smuovere e definire diversi concetti base dell’industria. Infatti, in poco più di 10 anni, siamo stati testimoni di quanto è semplice cambiare tutte le carte in tavola per svariati sviluppatori. Si potrebbe dire che, durante la scorsa generazione di console, siamo stati testimoni dei cosiddetti ultimi residui di creatività, in quanto, tantissime case di sviluppo hanno saputo regalarci perle uniche grazie soltanto al coraggio e alla voglia di sperimentare.
Esattamente come gli anni prima della settima generazione, il mondo videoludico puntava molto di più sulla creatività e sull’azzardo. Ed è forse per questo che oggi, dopo ben 10 anni dalla sua uscita, stiamo ancora parlando di Dying Light?
Ma come ha fatto un gioco come Dying Light, rimanere impresso nella memoria di un numero estremamente vasto di giocatori, pur sapendo la competizione avuta nel tempo? Insomma, come faceva un prodotto cosi basilare a diventare estremamente essenziale per il genere e per un’intera generazione videoludica? Una risposta semplice, decisamente non esiste.
Si potrebbe trattare di genio. Potrebbe c’entrare la voglia di rischiare. O magari è stata semplice fortuna! Ma anche cosi, risulta innegabile che Techland ha saputo smuovere le acque non poco con un semplice gioco sugli zombie.
Da cowboy ad un isola piena di zombie

Per capire come siamo arrivati ad avere Dying Light, dobbiamo tornare indietro nel tempo e analizzare il percorso di Techland. Probabilmente, una buona parte di voi conoscete lo studio polacco per solo per Dying Light o al massimo per Dead Island. Tuttavia, le radici di questi ragazzi sono ancora più profonde in quanto, loro sono i responsabili di un’altra serie che, a suo tempo, ha saputo dare una boccata d’aria fresca al genere. Infatti, Call of Juarez è stata una delle prime opere davvero d’impatto uscite dalla testa di Techland.
Va precisato questo passaggio, per farvi capire che lo studio polacco prima ancora di Dead Island, sapeva già mettere in piedi opere ben progettate e curate. Tuttavia, anche con tutti i riconoscimenti ricevuti, prima di un certo gioco con gli zombi, Techland non è mai riuscita a decollare.
Ed ecco quindi che torniamo di nuovo sul tanto nominato Dead Island. Un progetto forse un po’ troppo debole per portare avanti un’eredità, ma nello stesso tempo anche solido abbastanza per mettere le basi per il futuro. Inutile nasconderlo, ma anche con tutti i difetti del mondo, la prima creatura con i non morti creata dai polacchi è stata essenziale per il loro processo evolutivo. Insomma, senza Dead Island (e tutte le sue imperfezioni) non avremmo mai avuto Dying Light.
Dying Light era una scommessa

Se vi dicessimo che Techland ha usato Dying Light come ultima cartuccia nella loro pistola, ci credereste? Ok, forse messa in questo modo risulta troppo tragica come situazione. Tuttavia, la situazione reale, non era troppo lontana da quella raccontata da noi prima. In primo luogo, vi basta sapere che Techland non ha mai avuto una potenza economica autonoma troppo grossa dietro.
Sono sempre stati uno studio indipendente che, ha solo trovato la fortuna dietro publisher più grossi. Quindi, arrivate da soli a capire che, una casa di sviluppo di questo tipo, rischia di chiudere dopo ogni piccolo fallimento. Infatti, Dead Island non fu per niente un successo ma tutto il contrario!
Per questo Techland non aveva alternativa che rischiare un’ultima volta. Insomma, per i ragazzi polacchi non c’era scelta! O il prossimo progetto era un successo o si chiudeva tutto e si tornava a fare altro fuori dal mondo videoludico. Fortunatamente, Dying Light è riuscito a splendere e a rimanere impresso nella mente di molti giocatori. Ma come è riuscito a fare tutto questo? Era davvero innovativo o stupefacente come spesso si sente in giro?
La verità sta da qualche parte in mezzo. Parlare di innovazione, sarebbe un pochino difficile in quanto anche Dying Light, alla base, non offriva niente di straordinario per cambiare il genere. In più, se consideriamo che in quel periodo il genere degli Zombie era arrivato a essere troppo saturo, diventa ancora più difficile innovare. Tuttavia, quello che Techland ha fatto è un misto di furbizia e pura fortuna.
In parole povere, Dying Light funzionava perché era un piccolo mostro di Frankenstein. Prendendo i pezzi giusti dalle produzioni più emblematiche dell’epoca, è riuscito a dare aria fresca a una formula funzionante come quella già vista in Dead Island. Perche si, Dead Island magari era legnoso, lento e con molti limiti. Ma la sua semplice formula, funzionava!
Quindi prendete una formula vincente e divertente come quella vista in Dead Island. Conditela con una marea di armi personalizzabili alla Dead Rising e aggiungete anche uno spizzico di Mirror’s Edge. In questo modo prende vita un prodotto che non dovrebbe funzionare, ma funziona in maniera quasi miracolosa!
Se il primo funziona, facciamo un secondo?

Insomma, dopo questo primissimo Dying Light, tutti vedevano di buon occhio Techland. Anzi, per un determinato tempo, per tantissimi giocatori, la casa di sviluppo polacca era vista come il punto di riferimento più valido per i giochi con gli zombie. Se volessimo azzardare, Dying Light è stato per la generazione PS4/Xbox One, quello che Left 4 Dead fu per la generazione prima, ovvero emblematico. Quindi, era scontato come la luce dell’alba vedere la voglia di replicare questo successo con un sequel. Ma come spesso accade, quando una persona vuole azzardare troppo, spesso collassa su se stessa.
Se con Dying Light abbiamo avuto la testimonianza che i miracoli potevano succedere, con il sequel le cose non sono andate per niente nella giusta maniera. In primo luogo, andrebbe valutata la tempistica del team nel annunciare e pubblicare un seguito del genere. Come dicevamo poche righe fa, il genere era già bello che saturo.
Nessuno, dopo il 2018, riusciva più a sopportare i sandbox con gli zombie e gli zombie in generale (salvo rarissimi casi come Resident Evil). Quindi, proporre un sequel in parte identico all’opera base, era una scelta abbastanza folle! Ma anche di fronte a questa sfida, Techland decise di perseverare, tuttavia, tutta la sfortuna che non hanno avuto con il primo titolo, decise di farsi presente durante lo sviluppo di Dying Light 2.

Dopo una presentazione non tanto entusiasmante nel 2018, Dying Light 2 cercò in tutti i modi di farsi amare. Pur avendo una base di ammiratori ben che solida, a Techland non bastò. Voleva molto di più! Ma proprio questo azzardo spinse la compagnia a rimandare il titolo svariate volte. Quindi, da una data d’uscita iniziale prevista per un generico 2019, il gioco vide luce soltanto a inizio 2022 e l’attesa, non fu per niente soddisfacente!
Dying Light 2 fu la prima vera delusione grossa ricevuta da Techland. Un prodotto che cercava in tutti modi di farsi piacere dal pubblico, per finire poi a essere solo uno dei tanti giochi di passaggio. Infatti, la nuova opera, non riusciva a migliorare niente del passato capitolo. Pur cercando di correggere qualche imperfezione, Dying Light 2 non era abbastanza per nessuno. Passavano le settimane. passavano i mesi, ma Techland non sembrava di riuscire a mettere una pezza sopra il titolo. Insomma, sembrava una fine certa per la serie. Se consideriamo che persino Dead Island 2, un progetto abbandonato, riusciva a fare meglio della creatura di Techland, capite da soli quanto era grave la situazione!
Il futuro di Dying Light

Ma anche con tutte le cose storte in tavola, e con un futuro di Dying Light sempre più cupo, Techland non si arrese! Infatti, dopo anni dall’uscita non solo Dying Light 2 diventava un gioco degno di essere parte della serie, ma addirittura il nome della saga risulta ancora risonate! Infatti, se ci state a pensare, dopo una decade, stiamo ancora parlando (nel bene e nel male) di questo titolo.
Un titolo che alla base, può definire la mediocrità di un genere. Un titolo che in tempi moderni, non avrebbe avuto alcun futuro. Ma ecco che, anche con tutto questo contro, Dying Light rimane ancora un ricordo non indelebile di una generazione ormai passata. Il futuro è ancora incerto per Techland, anche se la casa di sviluppo continua a credere in Dying Light. Infatti, nel corso del 2025 vedremo il ritorno della serie con Dying Light: The Beast. Ma sarà abbastanza per rimanere a gala? Solo il tempo ci darà la risposta!