Il 30 gennaio 2015, Don’t Nod e Square Enix pubblicavano il primo episodio di Life is Strange. Il titolo sarebbe stato completato nell’ottobre dello stesso anno con l’uscita del quinto episodio dell’avventura grafica che, in breve tempo, avrebbe riscosso un successo pressapoco universale, grazie a una serie di caratteristiche che lo hanno reso iconico e hanno fatto la fortuna della serie negli anni a venire.

In occasione di questo decimo anniversario della storia di Max Caulfield e Chloe Price, andremo a sviscerare quelli che sono i maggiori punti di forza di un’opera che ha fatto della narrazione il suo punto focale, pur trovando una chiave di originalità che ha permesso a Life is Strange di prendere le distanze da altri giochi che puntavano forte sul comparto narrativo e ritagliarsi una propria nicchia che si è espansa sempre più, fino a decretare il successo del titolo che si quantifica non solo nelle recensioni degli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto in un apprezzamento del pubblico quasi unanime. Ma quali sono, quindi, gli elementi che hanno permesso a Life is Strange di diventare un vero e proprio cult?

Life is Strange: tra reale e sovrannaturale

Un'immagine di gioco del primo capitolo di Life is Strange
Un’immagine di gioco del primo capitolo di Life is Strange. Fonte, Square Enix

Uno dei principali punti di forza di Life is Strange sta proprio nella potenza del suo comparto narrativo. I ragazzi di Don’t Nod hanno saputo creare una trama coinvolgente e dal forte impatto emotivo che mette al centro una ragazza adolescente, all’apparenza comune. Perché sì, la storia di Max si può riassumere in quella che molte altre ragazze della sua età hanno dovuto affrontare: il trasferimento in una nuova città, sentirsi invisibile in una nuova scuola, scoprire nuovi aspetti della propria sessualità.

Tutti questi elementi, sono trattati con una delicatezza lodevole da parte del team e hanno reso la protagonista un personaggio amato da tutti i giocatori che non hanno potuto evitare di affezionarsi a questa ragazza. Gli sviluppatori hanno saputo affiancare a quanto detto altre tematiche più pesanti, come la violenza sessuale, il bullismo e il suicidio. Si tratta di argomenti che, in quanto molto delicati, solitamente rischiano di banalizzare il discorso intorno a delle questioni che non possono essere ridotte a un semplice pretesto narrativo.

In Life is Strange, infatti, grazie a Max possiamo conoscere bene i personaggi che ci circondano e calarci nel mondo di Arcadia Bay a tal punto da soffrire in prima persona quando ci troviamo ad affrontare il lutto o anche solo la paura della perdita. Questo rende molto facile, al giocatore, calarsi nei panni di Max e farsi risucchiare all’interno del mondo di gioco.

Max e Chloe assieme in Life is Strange
Max e Chloe assieme in Life is Strange. Fonte, Square Enix

Don’t Nod ha saputo aggiungere a Life is Strange anche un tocco di sovrannaturale che, grazie ai poteri della protagonista di riavvolgere il tempo, riesce a dare al giocatore quel distacco dal reale indispensabile per poter affrontare gli argomenti narrati senza che il loro peso ci schiacci. Sapere di poter tornare indietro, di essere in grado, in qualche modo, di sistemare alcuni eventi, ci consola e ci aiuta ad affrontare un viaggio che si spinge sempre più verso un vero e proprio incubo che traumatizzerebbe qualunque liceale comune. Max, però, è dotata di poteri paranormali e questo la rende più forte dei suoi coetanei, la spinge a proseguire la sua crociata personale e smascherare il maniaco che sta terrorizzando il suo liceo.

Solo a questo punto, Life is Strange si abbandona alla fantascienza pura e ci regala una conclusione catastrofica nella quale tutte le nostre azioni ci metteranno di fronte a una scelta che cambierà per sempre l’esistenza non solo della ragazza e delle persone che ama, ma dell’intera Arcadia Bay. Anche in questo caso, uscire dalla realtà macabra dei fatti accaduti alle studentesse del liceo Blackwell per calarci in un contesto potenzialmente catastrofico contribuisce a creare nel giocatore quel senso di distacco dalla realtà che, paradossalmente, coinvolge maggiormente nella narrazione e aiuta nel prendere una decisione che, altrimenti, sarebbe impossibile.

Il giocatore, nonostante i poteri di Max, fino a questo momento ha dovuto affrontare tante prove che sono fin troppo ancorate alla realtà per non lasciare un segno ma, grazie al finale, viene catapultato in una dimensione separata, in cui le regole della logica smettono di funzionare ed è la magia, se così vogliamo chiamarla, a regolare il mondo e determinarne il futuro.

Life is Strange: un quadro in movimento

Life is Strange, Max nella sua stanza.
Life is Strange, Max nella sua stanza. Fonte, Square Enix

Un altro elemento che ha fatto la fortuna di Life is Strange non solo nel primo capitolo, ma anche nel resto della saga è sicuramente il comparto visivo. L’avventura è confezionata all’interno di un’estetica che al realismo delle ambientazioni americane legate all’area del nord ovest del Pacifico abbina un comparto grafico realizzato interamente con dipinti a mano che fanno un eccellente lavoro nel creare un’atmosfera allo stesso tempo credibile, familiare ma onirica. Il giocatore non fatica ad immergersi nella realtà di Arcadia Bay, ma viene poi sorpreso dagli elementi sovrannaturali che, anche a livello visivo, sconvolgono la tranquillità della cittadina americana.

Progredendo nel gioco, infatti, anche l’estetica di Life is Strange subisce un profondo cambiamento che viaggia di pari passo a quello che avviene nella protagonista. I colori passano dai rassicuranti toni caldi del paesaggio autunnale della pacifica Arcadia Bay che ci accoglie all’inizio del nostro percorso, fino ad assumere una gradazione molto più cupa e minacciosa, in cui le sfumature di grigio e i colori scuri diventano sempre più rilevanti e mostrano anche visivamente come la tranquillità di quella piccola cittadina americana sia stata sconvolta dall’orrore delle azioni di un singolo, ma anche da un pericolo più grande che minaccia l’esistenza di tutti i suoi abitanti.

Il giocatore, dunque, passa da uno stato di tranquillità e scoperta a una crescente ansia e paura per il futuro di Max e di tutti gli amici che ha imparato a conoscere lungo il suo viaggio e lo fa non solo tramite i dialoghi che mandano avanti la storia, ma anche grazie a queste scelte stilistiche che vanno a stravolgere completamente il mondo in cui ci muoviamo.

Life is Strange: un viaggio musicale

Life is Strange, Max ascolta della musica.
Una scena di Life is Strange. Fonte, Square Enix

Il terzo punto forte di Life is Strange è sicuramente quello della sua colonna sonora. Ogni brano scelto da Don’t Nod è lì per un motivo specifico e contribuisce a creare l’atmosfera, ma anche a definire lo stato d’animo dei personaggi. Gruppi come Syd Matters, Alt-J, Mogwai e Message to Bears prestano le loro opere al servizio di Life is Strange portando l’impatto della narrazione, ma anche dell’immersione nella storia, su un livello superiore.

Uno degli esempi più riusciti di questa tecnica è il momento in cui Max si dirige in autobus verso il diner nel quale spera di poter trovare le risposte che cerca. Lungo il tragitto, non dice nulla, non si lascia andare a monologhi interiori, ma mette le cuffie e riproduce Crosses di Josè Gonzàlez.

Chitarra e testo della canzone dicono tutto quello di cui il giocatore ha bisogno: “Don’t you know that I’ll be around to guide you? Through your weakest moments, to leave them behind you. Returning nightmares, only shadows, we’ll cast some light and you’ll be alright.” Non importa quanto i momenti brutti, gli incubi ricorrenti e le ombre che minacciano la vita di Max saranno grandi, l’io della canzone (che potremmo interpretare come il giocatore, ma anche come i legami che la ragazza ha costruito) sarà sempre con lei, pronto a guidarla e accendere la luce che scaccerà via ogni male.

Anche il primo impatto che abbiamo con Max è fortemente influenzato dalla musica. Siamo nel corridoio della nostra nuova scuola, poggiati al muro vicino ad un’aula, i rumori dell’ambiente scolastico ci circondano, fino a quando la protagonista non prende le sue cuffie, le porta all’orecchio e riproduce To All of You dei Syd Matters.

Ecco che la scuola, improvvisamente, assume un significato totalmente diverso, nel quale i discorsi di alunni e professori, minacce dei bulli e qualsiasi altro rumore vengono tagliati fuori. Esistono solo lei, i Syd Matters e il giocatore, spettatore privilegiato di questo momento catartico vissuto dalla ragazza, prima di iniziare la sua routine tra lezioni e compiti, nonché la sua avventura nel microcosmo di Arcadia Bay.

I personaggi in Life is Strange

Life is Strange, Kate e Victoria nel bagno.
Life is Strange, Kate e Victoria nel bagno. Fonte, Square Enix

Non possiamo concludere questa retrospettiva su Life is Strange senza menzionare un ulteriore punto di forza della serie e, in particolare, del primo capitolo: i personaggi. L’opera di Don’t Nod, infatti, ci regala non solo una protagonista e una co-protagonista memorabili, ma costruisce anche una serie di gregari che lasciano il segno nel cuore del giocatore. Si potrebbero fare molti esempi ma, a nostro avviso, ce n’è uno che ha un impatto emotivo al pari di quello ottenuto con la storyline principale.

Stiamo parlando del personaggio di Kate Marsh. La ragazza è una compagna di classe di Max che impariamo a conoscere fin dalle prime battute del gioco, quando viene bersagliata da alcuni bulli. Durante la nostra avventura, Life is Strange ci farà incrociare più volte il percorso della nostra compagna di classe, ma non ci preparerà mai davvero a quello che sta per accadere.

Kate, infatti, oltre ad essere vittima di bullismo a causa di un video virale che la ritrae mentre bacia dei ragazzi durante una festa del Vortex Club, è cresciuta in una famiglia dai forti valori religiosi che le volta le spalle e, in seguito, è bersagliata anche da David che si occupa della sicurezza all’interno della Blackwell. Tutti questi episodi la porteranno non solo a mettere in discussione la figura di Dio, ma anche la sua stessa vita.

Life is Strange, Max e Chloe
Max e Chloe in una sequenza di Life is Strange. Fonte, Square Enix

Nel corso del secondo episodio, infatti, Kate decide di salire in cima al tetto della scuola e di farla finita. Max proverà a salvarla, ma è proprio in questo momento che Life is Strange ci taglia fuori dal soprannaturale e mette il giocatore davanti alla dura realtà.

Infatti, ci siamo ormai abituati che qualsiasi cosa succeda, possiamo riavvolgere il tempo e mettere una pezza a ogni nostro errore, ma l’opera di Don’t Nod ci spiazza perché, in questa situazione disperata, i poteri della protagonista smettono improvvisamente di funzionare e potremo salvare Kate solo contando sulla nostra empatia e su quanto bene siamo riusciti a conoscerla e proteggerla nelle fasi precedenti di gioco. Sarà un momento emotivamente difficile sia per Max che per il giocatore. Entrambi si porteranno dietro le conseguenze delle loro scelte per il resto dell’avventura.

Il viaggio di Max e Chloe

Chloe e Rachel in Life is Strange - Before the Storm
Chloe e Rachel in Life is Strange – Before the Storm. Fonte, Square Enix

Il viaggio di Max e Chloe, tuttavia, non si conclude con il primo Life is Strange, ma viene ulteriormente sviluppato in Life is Strange: Before the Storm e nel recente Life is Strange: Double Exposure. Entrambi i titoli sono stati realizzati da Deck Nine Games e distribuiti da Square Enix.

Nel primo caso, vestiamo i panni di una Chloe sedicenne, impegnata a convivere con il lutto per la perdita del padre e la presenza di David nelle loro vite. La figura di Max è presente nel diario della ragazza che, con il procedere della storia, continua a scrivere lettere all’amica che l’ha “abbandonata per andare a Seattle”, ma viene anche mostrata all’interno di un episodio bonus che coglie uno dei momenti topici dell’infanzia che le due amiche hanno condiviso in questo episodio.

Nei tre capitoli principali del titolo, Chloe mostra tutto il suo temperamento ribelle e ci permette di approfondire il legame con Rachel Amber di cui, nel primo titolo della serie, abbiamo soltanto informazioni indirette. Qui, invece, possiamo vivere in prima persona gli eventi che hanno portato ai rapimenti del liceo Blackwell e che hanno segnato per sempre la vita della protagonista di questo episodio, rendendola il personaggio forte e intraprendente che abbiamo amato in Life is Strange.

Il passo falso di Double Exposure

Max ritorna in Life is Strange - Double Exposure
Il personaggio di Max in Life is Strange – Double Exposure. Fonte, Square Enix

Molto meno riuscito, invece, è l’ultimo gioco della serie: Life is Strange: Double Exposure. In questo caso, torniamo a vestire i panni di Max dopo gli eventi di Arcadia Bay. Nel corso degli anni, i suoi poteri si sono assopiti fino quasi a scomparire, ma la passione per la fotografia è rimasta invariata. La ragazza, infatti, ha ottenuto un posto alla Caledon University nella quale tiene proprio un corso di fotografia. La sua migliore amica è Safi, ma il loro legame sarà spezzato molto presto. Questo evento innescherà un risveglio nei poteri della ragazza che la porteranno a vivere parallelamente in due dimensioni diverse.

Anche se Deck Nine Games ha saputo lavorare molto sull’effetto nostalgia e ha fatto un ottimo lavoro nella realizzazione estetica del titolo, si avverte la mancanza di Don’t Nod nella realizzazione della storia. Il titolo, infatti, ha suscitato molte polemiche proprio a causa dell’assenza degli autori originali della storia di Max che qui torna per la prima volta protagonista in un capitolo della serie.

Al netto del lavoro e della cura riposta nel titolo, qui vengono a mancare tutti i punti che abbiamo sviscerato nei paragrafi precedenti e il ritorno di Max si riduce pressappoco a un’operazione nostalgia destinata ad aprire un nuovo filone narrativo per la serie.

Verso un nuovo futuro

Max in Life is Strange - Double Exposure
Uno screen di Max in Life is Strange – Double Exposure. Fonte, Square Enix

Life is Strange è una saga iconica, il cui primo episodio ha ormai compiuto dieci anni, ma è sempre in grado di emozionare i giocatori come la prima volta. Precursore di molte tematiche che sono ormai tristemente parte dell’attualità, il titolo di Don’t Nod sa regalare una trama eccellente, ricca di personaggi memorabili e incorniciata in un’estetica dipinta a mano, ma senza tralasciare il realismo delle ambientazioni.

A questo, è da aggiungere una cura maniacale per ogni brano che compone la colonna sonora e che potrebbe benissimo diventare una guida introduttiva alla musica indie. Nonostante un ultimo capitolo fiacco, l’intera serie di Life is Strange ripropone questi valori in ogni storia che racconta ed è proprio questa coerenza che ha saputo rinnovarsi nel corso degli anni ad aver decretato il successo dell’opera di Don’t Nod e di alcuni dei capitoli realizzati da Deck Nine come Life is Strange: Before the Storm e Life is Strange: True Colors.

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Laureato in Cinema e Media, giocatore dalla nascita e appassionato di qualsiasi cosa racconti una storia coinvolgente. Ha iniziato a scrivere di videogiochi nel 2021, collaborando con diversi siti come Tom's Hardware. Nel 2025 arriva sulle pagine virtuali di Screenworld, per continuare a condividere la sua passione con chiunque voglia dedicare del tempo nella lettura dei suoi contenuti.