I fan de L’Amica Geniale (e in particolare chi ha letto la tetralogia di Elena Ferrante) non vedevano l’ora di immergersi nuovamente nella storia di Lila e Lenù: la serie tv targata HBO e Rai Fiction è senza dubbio una delle migliori trasposizioni letterarie viste sul piccolo schermo. La quarta stagione, in onda in queste settimane, riprende la sua narrazione con Elena in partenza per la Francia, dove le hanno pubblicato l’ultimo libro, e Lila che si affaccia al lavoro digitale in IBM. I volti delle protagoniste non sono più quelli di Margherita Mazzucco (Elena) e Gaia Girace (Lila): la prima è adesso interpretata da Alba Rohrwacher, la seconda da Irene Maiorino. Al posto di Francesco Serpico, si è aggiunto al cast anche Fabrizio Gifuni nei panni di Nino Sarratore.
La storia di Lila e Elena è ormai nota a tutti anche grazie al contributo della serie, ma per chi non avesse mai letto i romanzi si tratta del racconto di due vite: la storia dolorosa e avventurosa di due bambine, due amiche, nate nello stesso rione alla periferia di Napoli e cresciute insieme tra cambiamenti e percorsi differenti. Elena Greco e Raffaella Cerullo sono l’esempio di come la vita possa riservare destini diversi alle persone a seconda della fortuna, del caso e della voglia di emergere – anche se le due persone in questione partono dallo stesso luogo e contesto sociale.
Lenù continua a studiare: si diploma, si laurea alla Normale di Pisa ed esce dal rione, liberandosi in parte del marciume di cui si è sempre sentita circondata. Lila, invece, non è mai andata oltre la quinta elementare: inizia a lavorare da giovanissima, senza uscire mai dal rione mentre la sua amica gira il mondo per inseguire e realizzare il suo sogno di diventare scrittrice.
La penna affilata di Elena Ferrante
Chiunque abbia incrociato la propria strada con quella delle protagoniste de L’Amica Geniale ha affermato di non riuscire a lasciarle, di aver letto i libri voracemente e di continuare a pensarci anche in momenti lontani dalla lettura. Questo è il tocco di Elena Ferrante: un’autrice di cui non si conosce il volto, il cui stile di scrittura diretto, intenso, violento, ruvido e profondo tocca tutte le corde del sensibile umano. Uno sguardo tagliente che rivela emozioni normalmente nascoste o ignorate dalla maggior parte di noi. Discorso analogo per tutti quei sentimenti e quelle brutture tipicamente umane, vergognosamente comuni, che ci fanno male. La Ferrante scrive tutto questo nero su bianco, ci punta un enorme faro sopra e ci costringe a guardare, portandoci in un certo senso all’auto-analisi con un’intensità diversa rispetto a molti altri autori.
Forse, a paragone con la forza espressiva e narrativa di Elena Ferrante, potremmo citare autori non italiani come Bret Easton Ellis e Donna Tartt, rispettivamente autori di American Psycho e Dio di Illusioni – giusto per rimanere su un territorio analogo a livello di sensazioni. Una cosa è certa: per riprendersi dalla scrittura di Elena Ferrante ci vogliono giorni. Non a caso è anche l’autrice di La figlia oscura, uno dei pochi libri che affrontano la maternità con onestà, prendendosi anche la responsabilità di affermare che amare i propri figli incondizionatamente non è scontato – e che una donna non è solo madre: può anche provare antipatia per i figli, voglia di libertà e distacco.
La cattiveria de L’Amica Geniale
Potrebbe essere azzardato affermare una cosa del genere, ma se con L’Amica Geniale siamo spinti a guardarci dentro, allora evidenziare la cattiveria nei suoi personaggi conferma che l’essere umano è cattivo? Probabilmente sì. In questa storia i protagonisti nutrono sentimenti poco edificanti: Elena e Lila sono costantemente in competizione tra loro, il successo dell’una fagocita la vita dell’altra e nonostante il loro affetto finiscono sempre per farsi del male. Tra le due c’è una continua prevaricazione: Lila conosce le debolezze di Elena e se ne serve per affermare la propria forza; Elena, dal canto suo, soffre in silenzio la forza di Lila e degli altri personaggi finché non diventa quasi diabolica quando arriva il momento di prendersi quello che le spetta.
Elena è di fatto l’eroina deputata della storia, ma osservando con attenzione il suo comportamento da quando è bambina fino a quando lascia il marito Pietro per inseguire il suo sogno, Nino Sarratore, non si pone alcuno scrupolo e manifesta questa azione come un atto femminista, dimostrando soltanto egoismo. Non solo: Elena allontana Lila nel suo periodo fiorentino perché non vuole che la sua amica entri nel mondo che lei ha faticato tanto a costruire – un mondo dove è lei la protagonista e dove Lila non le ruba la scena. Per tutto il tempo sembra che Elena agisca per affermarsi, per dimostrare qualcosa al rione, a sua madre che la sminuisce sempre, ma soprattutto a Lila. Elementi come la competizione costante, l’invidia opprimente che porta a misurare la propria vita intorno a quella dell’altro, dimostrano a fasi alterne chi possa davvero definirsi l’amica geniale.
C’è un personaggio davvero positivo?
Ponendosi questa domanda, l’unica risposta veramente positiva esiste grazie a un personaggio secondario: Enzo Scanno. Tra i volti maschili cresce in sordina, costretto a muoversi tra figure più imponenti di lui – dai temuti fratelli Marcello e Michele Solara, che tengono fra le mani l’intero rione, a Pasquale Peluso, l’operaio comunista che si avvicinerà al terrorismo e all’estrema sinistra, o ancora allo stesso Nino Sarratore su cui si catalizza gran parte dell’attenzione dal secondo libro (e dalla seconda stagione) in poi. Nel suo piccolo ruolo in questa lunga storia, Enzo è l’unico che intraprende un percorso positivo, una parabola ascendente: studia più che può, lavora e cerca continuamente di migliorarsi al punto da studiare informatica per specializzarsi in qualcosa che abbia davvero un futuro.
Enzo non compie mai un’azione propriamente cattiva, escludendo una parentesi alle elementari – anche tirare i sassi a Lila è utile a dimostrare un affetto che Enzo continuerà sempre ad avere per lei. Scanno ama e vuole bene dal primo momento: quando Lila ha bisogno di essere salvata, è proprio Enzo a prendersi carico della situazione.
I lettori dei romanzi conoscono la fine dell’ultimo libro e sanno che Elena Ferrante colpisce con forza anche alla fine. Eppure, nel corso degli eventi, Enzo Scanno è come Ettore di Troia: il più spontaneo e il più buono, che come il personaggio di Omero emerge più eroico degli altri proprio per la sua umanità.
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