Quando una salma deve essere esposta al pubblico, viene trattata in maniera speciale: la pratica funebre usata è la Tanatoprassi. Si tratta di un’imbalsamazione temporanea impiegata in queste ore sulla salma di Papa Benedetto XVI, il cui feretro è stato omaggiato da circa 70mila fedeli. Il trattamento è stato usato anche sulle spoglie di Pelè, il calciatore morto nei giorni scorsi ed esposto al pubblico per il saluto dei tifosi.
La decomposizione del corpo umano, evento naturale che si verifica dopo la morte dell’individuo, viene rallentata dall’imbalsamazione. Una pratica per la preservazione dei resti del defunto conosciuta già nell’antichità e sviluppata maggiormente dalla civiltà egizia. Mentre l’imbalsamazione è un processo definitivo, la Tanatoprassi è un’imbalsamazione temporanea. Il trattamento post-mortem è arrivato in Italia grazie al dottor Andrea Fantozzi, presidente dell’Associazione Italiana di Tanatoprassi e dell’Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi.
Sulla pagina web dell’Associazione Italiana di Tanatoprassi, viene spiegato che “Il corpo nelle ore successive alla morte, subisce una veloce trasformazione, vi è la fuori uscita di liquidi organici e la presenza di vapori nauseanti, che rendono la veglia funebre più traumatica e potenzialmente pericolosa“. Per questo motivo, soprattutto in casi di esposizione al pubblico si ricorre alla Tanatoprassi.
La tecnica usata prevede “Un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e da una serie di cure estetiche che consentono di conservare un’immagine integra della persona cara, eliminando così per alcune settimane il processo di decomposizione“. Il processo di conservazione viene completato con l’uso di una serie di prodotti destinati a dare flessibilità alla pelle. La stessa viene mantenuta morbida con l’utilizzo di particolari creme, quelle idratanti servono a dare un colorito, anche se tenue, alla salma. Il tentativo è quello di dare alle spoglie un aspetto naturale, anche se, i soliti complottisti, hanno già scritto che la salma esposta al pubblico non appartiene a Benedetto XVI.
La Tanatoprassi, per essere efficace, deve essere fatta massimo entro 18 ore dal decesso del soggetto che deve essere sottoposto al trattamento. “Ricorda, uomo che polvere sei, e polvere ritornerai” è scritto nella Bibbia, con la Tanatoprassi questo processo si accelera. La salma torna ad essere polvere in appena 10 anni, senza il trattamento la media sale tra i 30 e i 40 anni.
La Tanatoprassi ha i suoi vantaggi anche nell’ambito della medicina legale, spiega l’Associazione Italiana di Tanatoprassi, infatti: “Fermando la decomposizione della salma, si fissano i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica, consentendo così di eseguire le indagini più facilmente. Sarà possibile in questo modo, studiare meglio la traiettoria di un proiettile ed avere un apporto ai metodi di identificazione medico-legale. In caso di una riesumazione, resa necessaria da indagini giudiziarie, si avranno sicuramente risultati migliori su un cadavere trattato, rispetto a un cadavere in decomposizione“.