Tananai è stato un adolescente obeso e per questo veniva preso in giro dai suoi coetanei a scuola: il cantante, ultimo classificato a Sanremo 2022, si è raccontato al Corriere della Sera, dove ha svelato l’origine del suo pseudonimo ed altri aspetti inediti della sua vita privata.
L’ultima edizione di Sanremo ha visto in coda alla classifica Alberto Cotta Ramusino, questo il nome all’anagrafe di Tananai, complice anche una prestazione non eccellente, con alcune ‘stecche’, che lui stesso ha ammesso. Sui social, il cantante, durante la lettura della classifica finale della kermesse canora, ha festeggiato con gli amici la conquista della maglia nera del Festival, che si contendeva con la spagnola Ana Mena, finita ventiquattresima. Una maglia nera che gli ha portato fortuna, perché oggi è seguitissimo sui social.
Lo pseudonimo Tananai è un omaggio al nonno, è una parola di origine dialettale che si usa per descrivere confusione e schiamazzi “Mio nonno Pino ci aveva azzeccato. Sono ancora un tananai – ha detto al Corriere – Mi chiamava così, non ero uno tranquillo, facevo sempre suonare i bicchieri con le forchette. È morto quando avevo 7 anni, il nome d’arte è un omaggio all’unico in famiglia che non sono riuscito a stressare con la mia musica”.
Dopo Sanremo per Tananai è arrivato il successo delle classifiche, Sesso occasionale, il brano presentato a al Festival, ha raggiunto la vetta della classifica. Il pubblico ha iniziato a conoscere anche i suoi primi brani, come Baby Goddamn. Fedez lo ha chiamato per incidere La dolce vita, e i due, insieme a Mara Sattei, hanno dato vita al nuovo successivo estivo che è in testa alle classifiche ed è il brano più programmato delle radio.
Nato a Milano e cresciuto a Cologno Monzese, Alberto da ragazzino ha avuto qualche problema legato all’obesità “La mia è stata una vita di periferia tranquilla, senza problemi. Al massimo qualche battuta tipo ‘ciccione’ e qualche spintone quando ero un ragazzino obeso. Non direi bullismo, anzi, nulla in confronto ai tweet di Sanremo”. “In seconda media ero 1 metro e 50 e pesavo 82 chili – continua a raccontare – Adesso ne peso 76 e sono 1 e 82… Ho anche saltato qualche mese di scuola perché non volevo farmi vedere: ero in carrozzina per un problema a un ginocchio. Quell’estate ho iniziato a mangiare bene, sono arrivati gli ormoni che mi hanno fatto crescere in terza. Quando ho iniziato a piacere alle ragazzine, pensavo mi prendessero in giro”.
Il papà dentista, la madre che organizza lo studio, Tananai è cresciuto con “una bella forma di amore sotto gli occhi.”. La passione della musica l’ha ereditata dal padre ”Papà suonava la chitarra classica e dava anche lezioni. Da bambino per ribellione alla sua figura ho voluto suonare il pianoforte; ho fatto 5 anni in scuole civiche ma, come è accaduto con lo sport e lo studio, non avevo stimoli e ho mollato”.
I primi passi nel mondo della musica sono arrivati col progetto Not for Us “producevo musica elettronica sperimentale. Ero troppo saccente: pensavo che solo la musica complessa potesse essere valida. Ho messo un macigno su quell’esperienza ed è nato Tananai. All’inizio come progetto con un coinquilino, ma lui non faceva sul serio e quando un’amica vocal coach mi ha detto che avevo una bella voce è nata Bear Grylls, canzone che scimmiottava quella wave itpop che mi parlava alla pancia”.
Dopo le critiche di Sanremo ha temuto di piacere solo come personaggio, poi la gente ha iniziato ad apprezzarlo anche come musicista “Il vero cambiamento però è stato quando Baby Goddamn è arrivata terza in classifica. Fino a quel momento temevo di saltare fuori solo come personaggio”. “In Bidet – dice – cito le mie fonti di ispirazione. Sono in negativo perché non mi piacevo come persona e quindi rifiutavo anche i modelli. Amo gli scrittori russi e di Dostoevskij ho letto proprio tutto. La sua arte rispecchia l’evoluzione dell’uomo, ha indagato sui rapporti verso l’alto e verso l’infimo. In quella canzone. Moretti spacca. La canzone che riprende la poesia di Montale è la dimostrazione che scrivere canzoni ti porta nell’inconscio: Montale l’avevo letto a scuola e mentre componevo il brano è uscito inaspettatamente“.
A Sanremo ci tornerebbe ma dipende dalla canzone. “Non ci puoi andare solo per manie di protagonismo, altrimenti è come con la droga, a un certo punto finisce”. A proposito di droga, Tananai assicura ad Andrea Laffranchi che lo sta intervistando, che il suo ultimo brano, Pasta, non parla di ecstasy “La canzone è nata come uno sfogo in un momento di tensione. È un flusso di immagini liberatorie e dopo il paraparapappapara a volte dico pasta, altre basta. Non mi nascondo, a volte bevo, ma sono straight edge sulle droghe. Ti fanno perdere la percezione e cambi personalità: non voglio ricordarmi di alcune situazioni vissute da uno che non è Alberto”.