Lily-Rose Depp ha difeso la sua scelta di rimanere in silenzio durante il processo per diffamazione che ha coinvolto suo padre Johnny Depp e la sua ex moglie Amber Heard, spiegando che quando si tratta della sua famiglia la privacy è una priorità e mettendo così a tacere le tante dicerie sul suo conto.
Nel corso di un’intervista concessa a Elle magazine, la figlia di Johnny Depp è stata invitata a spiegare il suo silenzio circa le controversie legate a suo padre, che negli ultimi anni è stato protagonista di due processi assieme all’ex moglie, vincendo l’ultimo con la dimostrazione che Amber Heard lo ha diffamato. In particolare, Lily-Rose Depp ha chiarito i motivi per i quali si è tenuta alla larga dal dramma:
Quando è qualcosa di così privato e così personale che all’improvviso diventa non così personale… mi sento davvero autorizzata ad avere una sorta di mio giardino segreto per i miei pensieri. Penso anche di non dover rispondere a nessuno, e sento che per gran parte della mia carriera le persone mi hanno sempre definita in base agli uomini della mia vita, che si tratti dei membri della mia famiglia o dei miei fidanzati. I miei genitori hanno protetto me e mio fratello [Jack, ndr] il più possibile. So che la mia infanzia non era uguale a quella degli altri e questa è una cosa molto particolare da affrontare.
Quindi, la 23enne originaria di Neuilly-sur-Seine, in Francia, ha dichiarato di voler essere giudicata in base ai propri meriti e non per gli uomini della sua vita, che si tratti del suo famoso padre o dei suoi fidanzati.
Ricordiamo che il processo che ha fornito cibo infinito ai tabloid per quasi due mesi la scorsa primavera si è concluso l’1 giugno con un verdetto positivo per l’attore: la giuria gli ha infatti assegnato un risarcimento danni pari a 10 milioni di dollari per aver definito che Amber Heard abbia agito con malizia nel cercare di diffamarlo. Nel mese di luglio, gli avvocati di miss Heard hanno chiesto di annullare il verdetto del processo contestando la decisione della giuria e la scelta di un giurato che avrebbe mentito sulla sua identità.