Avete paura che le vostre foto di nudo possano finire nelle mani sbagliate ed essere caricate sui social senza il vostro consenso? Una soluzione un po’ audace potrebbe arrivare da Meta, la società che gestisce i servizi social di Facebook, Instagram e Whatsapp, in collaborazione con la Revenge Porn Helpline, collocata in Gran Bretagna. La soluzione è quella di inviare le vostre foto di nudo alla società. E sì, avete letto proprio bene, ma per quanto possa sembrarvi folle, questa strategia non è certamente improvvisata.
Il tool, che si basa su un progetto pilota avviato nel 2017 da Facebook in Australia, consente a chi teme che le sue foto e i suoi video privati siano stati condivisi (o possano essere condivisi in futuro) da ex partner, di inviare le loro immagini al sito StopNCII.org che sta per Stop Non-Consensual Intimate Images.
“Si tratta di un grosso passo in avanti” – spiega Sophie Mortimer, direttrice della helpline contro il revenge porn – “La chiave di tutto è fare in modo che chi vive questo problema possa avere nuovamente il controllo su questi contenuti e non venga più lasciato alla mercé di qualcuno che minaccia di divulgarli online”
Karuna Nain, direttore delle misure di sicurezza globali di Meta, spiega che la compagnia ha fatto in modo di affidarsi ad un sito indipendente per permettere ad altre società di adottare questo tool per proteggere i suoi utenti.
Ma come funziona questo sistema di protezione? Durante il processo di caricamento delle immagini, StopNCII chiede all’utente il consenso a procedere e la conferma che siano proprio loro le persone raffigurate nei video e nelle foto. L’utente può selezionare immagini di diversa natura, tra cui anche foto ritoccate che lo raffigurano senza vestiti o quasi. Le foto e i video caricati nel sistema vengono poi convertiti in una sorta di impronte digitali chiamate hash, che saranno successivamente inoltrate alle compagnie che aderiscono a questo progetto, tra cui Facebook e Instagram.
StopNCII.org che è stato sviluppato insieme a 50 partner globali specializzati in abusi relativi a contenuti foto e video, sicurezza online e diritti delle donne, non archivierà le immagini inoltrate dagli utenti, ma si limiterà ad utilizzare solo gli hash. Con questo sistema, che codifica le immagini inoltrate, si potrebbero individuare immagini che possiedono lo stesso “dna digitale” e prevenirne la divulgazione.
Un sistema che viene già utilizzato da tempo da Facebook e altre compagnie per prevenire altri abusi attraverso immagini di natura pedopornografica o “estremista”.
Nel 2017, Carrie Goldberg, avvocato specializzato in abusi della privacy online, aveva spiegato a The Guardian che si tratta di una svolta: “Siamo felici che Facebook stia collaborando per risolvere questo problema che riguarda sia le vittime di revenge porn già avvenuto, che individui che potrebbero andare incontro ad abusi di questo tipo”.