Nelle scorse ore Facebook ha censurato e pertanto bloccato una normalissima campagna pubblicitaria inerente al cosiddetto progetto culinario Interiora Design, realizzato da un’agenzia di comunicazione che pubblicizzava un panino alla finocchiona.
Secondo l’algoritmo di Facebook la pubblicità o più precisamente il nome del panino, risulta a loro profondamente offensivo e rientra in una delle categorie che prevede l’oscurazione/cancellazione del post: “il contenuto insulta o prende di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community” è stato il messaggio di allarme inviato all’agenzia. Il tutto è diventato subito virale con l’agenzia profondamente indignata visto che siamo di fronte alla sponsorizzazione di un panino iconico della tradizione gastronomica toscana.
Il team dell’agenzia ad ogni modo, ha provato a rivolgersi al personale di Facebook con l’obiettivo di far riabilitare l’inserzione in quanto non avevano insultato nessuno ma semplicemente avevano riportato il nome del panino. Tuttavia i risultati non sono stati premiati dalla società di Mark Zuckerberg, pertanto è risultato più semplice rifare la campagna ex nova e questa volta hanno deciso di realizzare un vero e proprio saggio culturale sulle origini del panino, evitando per tanto ogni incomprensione con gli algoritmi made in Facebook:
“La Finocchiona è un prodotto che ha il sapore della storia. L’origine risale al Medioevo, quando i norcini per sopperire all’uso del pepe, perché troppo raro e costoso, aggiunsero all’impasto i semi di finocchio. Nacque così la Finocchiona e nel corso dei secoli successivi diventò la regina delle tavole nobiliari e delle osterie più famose della Toscana. Vieni a provare il nostro panino con Finocchiona, pecorino e pesto di zucca!”. Tutto è bene quel che finisce bene ma attenzione, Facebook non ama i panini toscani.