Con il ritorno dei tifosi dai Mondiali di calcio in Qatar è scattato l’allarme per l’influenza del cammello Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS). Il virus, conosciuto dal 2012, in alcuni casi può essere anche più letale del Covid e fa parte della famiglia dei Coronavirus. Scopriamo di cosa si tratta e quali sono i sintomi.
I Mondiali in Qatar hanno fatto confluire nel paese organizzatore migliaia di tifosi da parte di tutto il mondo, il ritorno di questa massa di persone nei rispettivi paesi ha allertato le autorità sanitarie locali. Ai medici di base è stato richiesto di tenere sotto controllo i pazienti che presentono difficoltà respiratorie e febbre, sintomi comuni a molti virus, compreso quello influenzale di stagione. Quello che preoccupa, in questo momento, è l’eventuale diffusione della cosiddetta influenza del cammello.
Il collegamento con il Qatar non è casuale, nel paese della penisola araba il virus è particolarmente attivo e, molti dei tifosi sono stati in contatto con cammelli, dromedari e persone potenzialmente infette. La malattia è nota in Italia dal 2012, da quando si è verificato il primo caso in Arabia Saudita. Il virus, come spiegano i virologi, ha fatto il salto dal cammello all’uomo, così come il Covid è passato dal pipistrello all’uomo. Il contagio avviene attraverso il contatto con cammelli portatori del virus o con persone infette, ma anche consumando alimenti derivati dai cammelli, compreso il latte, soprattutto nel caso non si sia provveduto a pastorizzarlo.
Fra i sintomi dell’influenza del cammello ci sono tosse, difficoltà respiratorie, febbre, e diarrea. In molti casi si sono registrate polmoniti gravi e anche decessi. Dal 2012 ad oggi, l’influenza del cammello, chiamata anche Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS), ha causato 935 morti sui 2.600 casi diagnosticati, la maggior parte dei quali nei paesi del Medio Oriente. Questi numeri dicono che l’incidenza di mortalità è pari al 36% del totale, mentre il Covid ha avuto una mortalità pari al 4%.