Il buco dell’ozono sembra avviato a chiudersi, l’Onu sottolinea come l’allarme ambientale stia improvvisamente per rientrare. Entro il 2040 tutto dovrebbe essere normale con la formazione di uno strato in grado di evitare i problemi tanto temuti fino a oggi.
Il Guardian riporta le affermazioni dell’Onu che specifica come la perdita di strato d’ozono, vissuta in questi anni, sarebbe sulla buona strada del recupero. Questa formazione ha esposto le persone a rischi elevati nell’esposizione ai raggi ultravioletti del sole schermati dallo strato d’0zono. Il recupero totale è fissato nel 2040 per gran parte del mondo. Si parla invece del 2045 per l’Artico e del 2066 per l’Antartide.
La situazione dovrebbe ripristinarsi e portarci indietro di oltre quarant’anni quando nel 1980 il rischio era decisamente sotto controllo. Dal rapporto dell’Onu si legge: “Il Protocollo Montreal del 1987 è riuscito a salvaguardare lo strato di ozono, portando a un notevole recupero nella stratosfera superiore e a una crescente diminuzione dell’esposizione ai dannosi raggi ultravioletti del sole”.
Tutto sembra dunque destinato a tornare a livelli accettabili, a patto che si continuino gli attuali sforzi di salvaguardia. L’impatto ambientale di questa notizia è importantissimo perché sebbene il buco dell’ozono non sia la causa principale del cambiamento climatico il suo ripristino porterebbe a innescarsi un effetto a catena positivo sul riscaldamento globale. Questo perché per salvaguardarlo sono state eliminate molte sostanze chimiche dannose come gli idrofluorocarburi.
Il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica nazionale, Jukka Petteri Taalas, però dice di non abbassare la guardia: “L’azione sull’ozono costituisce un precedente per l’azione del clima. Il nostro successo nell’eliminare gradualmente sostanze chimiche che consumano l’ozono ci mostra cosa si può e si deve fare con urgenza in fatto di combustibili fossili e gas serra per limitare l’aumento della temperatura”.