Chi vincerà, dunque, il Festival di Sanremo 2023 secondo noi di Screenworld.it? Secondo i pronostici, Marco Mengoni, ovvero il vincitore annunciato. Che sarà seguito da Lazza, in seconda posizione, e da Ultimo, che non riuscirà a centrare la vittoria neppure nel 2023 (e forse sul palco non riuscirà ancora una volta a contenere la delusione, ne beneficerà lo spettacolo, il gossip e forse la Domenica In del giorno successivo).
Top 5:
- Marco Mengoni – Due vite
- Lazza – Cenere
- Ultimo – Alba
- Mr. Rain – Supereroi
- Colapesce Dimartino – Splash
Top 5 onesta:
- Colapesce Dimartino – Splash
- Lazza – Cenere
- Elodie – Due
- Madame – Il bene nel male
- Rosa Chemical – Made in Italy
Diciamo la verità, le scommesse si concentravano su Marco Mengoni prima ancora di avere ascoltato una nota della sua canzone. È sempre stato lui, insieme a Giorgia, il personaggio forte del cast messo in piedi da Amadeus. Poi l’ascolto dei brani ha tolto qualsiasi dubbio. Due vite, un viaggio intimo alla scoperta di se stessi, è una ballad classica, in “stile Mengoni”, che piaccia o no. Ad aggiungere credibilità a quella che in mano a molti altri sarebbe stata la solita canzone sanremese è la performance del suo interprete. Che ieri, nella serata delle cover, ha già ricevuto un assaggio di quello che molto probabilmente accadrà stanotte.
Lazza ha già vinto qualcosa che forse è ancora più importante di Sanremo, volendo essere lungimiranti: su Spotify è entrato con Cenere al 40° posto nella classifica dei brani più ascoltati della settimana a livello globale. Il suo album, Sirio, è in testa alla classifica FIMI da 19 settimane, una cosa che non accadeva da 12 anni. Cosa si può augurare ancora a questo rapper milanese che ha studiato da pianista classico? Arrivare secondo a Sanremo, ma solo perchè, siamo onesti, nessuno scalzerà Mengoni dalla vetta. E d’altra parte Cenere, canzone su un amore che è dannazione e rinascita, prodotta da quel genio di Dardust, è davvero una delle poco valide di questo Festival.
Medaglia di bronzo prevista per Ultimo. Saremo di nuovo onesti: non è il nostro genere, Alba, una canzone che parla di benevolenza verso se stessi e i propri limiti, non può contare su un testo particolarmente significativo. Per dirla tutta può fare affidamento solo sull’interpretazione, malinconica, a tratti eccessiva, del suo interprete. Perchè comunque ce la farà a salire sul podio? Il televoto si è già espresso chiaramente.
Ci piacerebbe per una volta vedere premiato il talento di Colapesce e Dimartino, che con Sanremo hanno un conto in sospeso dopo la vittoria mancata nel 2021 con Musica leggerissima. Nella storia del Festival però non è forse mai successo che a vincere sia stata la canzone più raffinata tra quelle in gara. I due cantautori siciliani, d’altronde, possono contare su una fanbase agguerrita ma meno popolata di altre (leggi alla voce Mr. Rain) e anche questo, nell’era del Sanremo più social che ci sia, ha purtroppo il suo peso. Splash farà benissimo una volta uscita fuori dall’Ariston ma per lei, purtroppo, non si prevede nessuno dei tre gradini che contano. Forse un quinto posto, il Premio Lucio Dalla (già vinto nel 2021). Meriterebbero anche il Bardotti per il miglior testo solo per quel “Ma io lavoro per non stare con te“.
Se ci fosse una giustizia televisiva o musicale, il quarto posto dovrebbe essere di Rosa Chemical (la sua Made in Italy è la canzone più originale del Festival), o di Madame (Il bene nel male è un titolo da parrocchia, il brano non è all’altezza di Voce ma ha un buon testo e un buon arrangiamento), di Elodie (Due ha la sua firma ormai riconoscibile, lei è una delle interpreti migliori in circolazione e anche in questo Sanremo non ha sbagliato un colpo, anche in fatto di look). Ma la storia di Sanremo è legata a doppio filo a quella di un Casinò, e come si dice da quelle parti “Les jeux sont faits, rien ne va plus“: il quarto posto andrà probabilmente a Mr. Rain, che grazie al televoto ha scalato la classifica nella terza serata. Non abbiamo niente contro questo ragazzo bresciano, ma la sua Supereroi è un po’ la quota “Povia” del Festival in un’edizione che, a dirla tutta, non brilla particolarmente per qualità.
Qualche considerazione prima di chiudere. Anna Oxa meriterebbe qualche posizione in più perchè ha portato sul palco un testo non facile ma soprattutto una voce che non teme nè rivali nè il tempo. Purtroppo rimarrà ai piedi della classifica, e questo non la renderà più affabile. Delusione Levante, che sembra aver puntato più sui look (ma ci accodiamo a chi la preferisce mora) che su musica e parole. Viste le premesse non era immaginabile ma il testo de La rappresentante di lista è veramente adatto a I cugini di campagna: piaccia o no, Amadeus ha avuto ragione. Ci saremmo aspettati di più da Paola e Chiara: Furore non è un brano che fa rivivere gli antichi fasti, è un brano attempato, che è diverso.