In fiamme è ispirata a una storia vera, quella divenuta nota come “Il Crimine della Guardia Urbana”, che nel 2017 sconvolse l’opinione pubblica spagnola quando venne ritrovato il cadavere di un uomo bruciato, nel lago di Foix, nei pressi di Barcellona. Il corpo apparteneva a Pedro Rodríguez, agente della Guardia Urbana di Barcellona dell’età di 38 anni. Ad essere accusati dell’omicidio, i due amanti Rosa Peral, ai tempi sposata con la vittima, e Albert López, entrambi agenti della Guardia Urbana della città. Secondo la ricostruzione delle indagini, la coppia avrebbe nascosto il corpo nel bagagliaio della loro auto per poi bruciarlo nei pressi del lago.
Il ritrovamento del corpo carbonizzato, però, fu solo l’apice di una lunga e penosa vicenda di scandali che coinvolse tutti e tre i membri del triangolo amoroso. Rosa Peral, nei mesi precedenti al crimine, aveva infatti denunciato di esser stata vittima di revenge porn da parte di un membro della Guardia Urbana. Albert López, nel 2014, aveva partecipato all’arresto di un uomo poi deceduto in circostanze non chiare. E infine, la stessa vittima era stata sospesa dal servizio per aver aggredito un motociclista. Il caso di cronaca, così come la miniserie su Netflix, getta una luce inquietante sulle dinamiche di abusi e illeciti sotterranei che interessavano il corpo di polizia spagnolo.
La miniserie disponibile su Netflix, composta da otto episodi, è interpretata da Úrsula Corberó (star de La Casa di carta), Quim Gutiérrez e José Manuel Poga, rispettivamente nel ruolo della coppia di amanti e della vittima e non è l’unica ad aver ripercorso il caso. Sulla stessa piattaforma è disponibile il documentario true crime “Il caso Rosa Peral” (2023), che offre la prospettiva di Rosa e segue il processo in cui i due ex amanti si accusano reciprocamente della morte di Rodríguez, finendo per essere entrambi dichiarati colpevoli: nel marzo 2020, Rosa Peral è stata condannata a 25 anni di carcere per l’omicidio di Pedro Rodríguez, mentre López ha ricevuto una condanna a 20 anni. L’opinione pubblica spagnola è rimasta tanto stregata quanto scioccata dalla vicenda, e ha seguito con attenzione l’andamento del processo. In particolare, la figura di Rosa Peral ha suscitato forti reazioni da parte del pubblico.
I media hanno infatti avuto un ruolo significativo nel plasmare la percezione pubblica del caso di Rosa Peral. La copertura stampa è stata sensazionalista, spesso concentrandosi sulla vita privata e sull’attività intima di Rosa. L’approccio dei media ha complicato ulteriormente una vicenda già estremamente complessa, sollevando dubbi sull’etica del sensazionalismo di una tragedia. Al momento, Rosa Peral rimane in prigione nonostante abbia fatto appello contro la sua sentenza. La Corte Suprema ha confermato il verdetto di colpevolezza, consolidando ulteriormente l’esito di un caso che ha affascinato il pubblico di tutto il mondo.