Al Festival di Cannes 2022 il film Nostalgia con Pierfrancesco Favino era l’unico lungometraggio italiano in concorso . La pellicola, diretta da Mario Martone, è tratta dal romanzo omonimo di Ermanno Rea. L’attore interpreta Felice, un imprenditore che torna nel quartiere dov’è nato dopo quarant’anni di lontananza. Favino ha raccontato come il libro dello scrittore partenopeo è entrato nella sua vita.
Nostalgia, dopo la standing ovation ricevuta a Cannes, è arrivato contemporaneamente al cinema, Pierfrancesco Favino si augura che gli italiani, dopo il periodo pandemico, tornino ad affollare le sale “i sondaggi dicono che la maggior parte delle persone pensa che vedere un film sul divano o al cinema sia uguale, anzi forse in sala è più noioso” – racconta l’attore – “non si può obbligare la gente ad andare al cinema, ma si può fare in modo che rifletta su una cosa: non si va al cinema solo per vedere un film, ma per uscire dallo spettro visivo che ci ricorda chi siamo. E se non facciamo questo gesto, penseremo sempre che la realtà siamo noi. Andare al cinema significa lasciarci invadere dal pensiero di qualcun altro“.
Nostalgia nella vita di Favino è arrivato sotto forma di libro. “Nostalgia di Ermanno Rea, appoggiato su un tavolino, nel retro di un bar. Chi lo appoggia è Mario Martone, e mi dice: ‘vorrei che lo leggessi e che ne parlassimo. Mi piacerebbe che tu fossi Felice Lasco, il protagonista’” Dopo averlo letto, l’attore ha pensato: “che tutti noi abbiamo un sud del mondo, un sud di noi. Un magnete che ci orienta verso quella parte più viscerale, meno razionale, più disposta a ballare, a sorridere, a lasciarsi andare. A inseguire ciò che non le conviene, ma che vale la pena vivere“.
Le riprese del film sono state realizzate a Napoli e Pierfrancesco racconta che “Molto tempo prima che iniziassero le riprese Mario mi ha portato a Napoli per tre giorni, a vedere i luoghi, conoscere le persone. La Sanità assomiglia a un girone, una Napoli che non sembra Napoli, l’unico punto in cui si può credere che non esista il mare. Quel luogo poteva essere un qualsiasi sud del mondo, pur essendo così profondamente Napoli“.
Favino in quei giorni ha avuto modo di conoscere padre Loffredo e i suoi ragazzi “ho visto quello che fanno per il quartiere. Quando abbiamo iniziato a girare in quel posto che, anni prima, avevo visitato da turista con la Lonely Planet in mano che avvertiva: ‘state attenti, fatevi accompagnare, non avventuratevi da soli’ mi sono ritrovato a dover bussare alla porta delle persone per chiedere se potevo andare in bagno e a trovare sempre pronta dopo, sul tavolo della cucina, una tazzina di caffè ad aspettarmi. Napoli subisce spesso una narrativa viziata e univoca. Anche dal cinema, e soprattutto negli ultimi tempi. Mi piace molto che in questo film ci sia un racconto diverso“.
Parlando di Felice Lasco, il protagonista del libro di Rea che nel film prende vita grazie alla sua interpretazione, Favino ha detto: “È un uomo benestante, con una bella moglie che lo aspetta in una bella casa del Cairo. Eppure, dopo tanto tempo, decide di tornare in un posto dove sa benissimo che starà peggio. E questo è interessante perché la nostra società sembra indirizzarci sempre e solo in una direzione ascensionale rispetto ai beni che possediamo“. “Felice – continua l’attore – va via da Napoli giovanissimo con un segreto, un senso di colpa e un senso di perdita per un amico che è quasi un pezzo di lui. Le paure di quando sei un ragazzino, nella distanza, diventano montagne. Dopo essere tornato per una visita che immagina breve, e avere affrontato le sue montagne, sente di appartenere profondamente a quel luogo e riprende la sua vita dove l’aveva lasciata, con la sfrontatezza del ragazzo che era stato, sfidando le regole del rione“, ha raccontato Pierfrancesco Favino a Silvia Nucini che lo ha intervistato per Vanity Fair.