C’è un nuovo progetto cross-mediale in città! Stiamo parlando di Quarantine Prophets, per ora costituito dal fumetto Epifania edito da Panini Comics e dal romanzo Futuro Fragile pubblicato da Harper Collins. Le menti dietro al “progettone” (come gli piace chiamarlo) sono Fabio Guaglione, già visto in cabina di regia hollywoodiana con Mine e Ride, e Luca Speranzoni, insieme al disegnatore Giovanni Timpano e al colorista Daniele Rudoni.
Abbiamo incontrato i due autori su Zoom ed ecco cosa ci hanno raccontato in quest’intervista a Fabio Guaglione e Luca Speranzoni.
Un progetto cross-mediale
Innanzitutto il vostro non è il primo progetto cross-mediale in Italia ma il primo che parte già così strutturato e moderno. Potete raccontarci com’è nata l’idea e quali sono state le più grandi difficoltà nello sviluppare un progetto che prevede fin da subito media diversi?
Fabio Guaglione: Quarantine Prophets è il primo tassello di questo progetto che è un mosaico di storie e personaggi con diversi team di scrittura e disegno che vivranno sia di storie autonome che di intersezioni. Lo scopo fondamentale che ci siamo dati all’inizio con Panini Comics e Harper Collins è stato che il lettore doveva essere libero di prendere un volume a caso tra fumetti, romanzi ecc. e possedere tutte le informazioni che gli servono per fare un giro della giostra ed essere contento. Poi se voleva approfondire, conoscere un altro lato della stessa storia e andare a capire come fossero collegate, era a sua discrezione. Gli anni ’90 sono finiti [ride] e ci sembrava molto più in linea rispetto a dove sta andando l’intrattenimento.
Perché c’è troppo di tutto?
Noi pensiamo che l’utente dell’entertainment dell’ultima decade ami scegliere dove atterrare e ami concepire le storie come dei mondi in cui vuole muoversi come preferisce scegliendo il formato. Venendo dal mondo del cinema, tutte le volte che mi sono affacciato all’editoria c’era un po’ di diffidenza con la paura che potessi trattare i fumetti come un gadget, però io sono nerd dal 1985, e sono nato nell’81 [ride], quindi ho una media abbastanza alta. Fatta questa premessa, Quarantine Prophets nasce perché quando ci siamo trovati a selezionare gli spunti con Panini ci siamo domandati: “Esiste una serie di fumetti ambientata in un carcere in cui sono rinchiusi dei supertizi?”. La risposta è che incredibilmente nessuno di noi se lo ricorda [ride].
Una prison story, quindi la classica storia in cui in un ambiente chiuso i conflitti di personaggi individuali e le dinamiche di gruppo vengono esacerbate. Lo abbiamo vestito con tutta una serie di caratteristiche che ci sono familiari ma non che non abbiamo mai visto in questo mix. Abbiamo dato ai personaggi dei poteri concettuali e allegorici e mentre i mutanti rappresentano le minoranze e il diverso, noi ci siamo focalizzati sul concetto del visionario. Cioè una persona che ha una visione di ciò che sarà e potenzialmente ha il potere di cambiare il mondo ma deve capire innanzitutto se credere in quella visione, poi deve decidere come usarla per se stesso e per gli altri, e infine se quella visione davvero ha il potere di cambiare il sistema. Quando quest’ultimo se ne accorge – ovvero la politica, la finanza, l’industria, la religione – spesso cerca di comprenderla e usarla a proprio vantaggio, che non è quasi mai una cosa positiva o negativa, ma inevitabile per la società in cui viviamo.
Luca Speranzoni: Per quanto riguarda la divisione fra fumetto e romanzo per me è stata prima di tutto molto divertente, perché siamo tutti e due appassionati di entrambi i media. Magari il mio primo amore è il romanzo, lui ne sa di più di fumetti, ci compensiamo. Abbiamo scelto quello che ci sembrava migliore a livello di medium per la storia da raccontare e lo abbiamo sviluppato in questo senso, declinando in un modo o nell’altro dove ci sembrava più efficace. Due medium così diversi, ma rispettando gli stilemi di entrambi e utilizzandoli non come limite ma dando un valore contestuale al concetto di multidisciplinarietà. È stato anche un modo per noi per spingerci oltre, per non fermarci mai col world building. Il risultato è al momento un fumetto un po’ più action e corale, un romanzo un po’ più introspettivo e concettuale, che però appartengono entrambi allo stesso mondo.
Dato che come diceva Fabio siamo saturi di prodotti artistici di intrattenimento e di piattaforme, secondo voi la “crossmedialità” è il futuro?
Speranzoni: Penso a come sia diventata popolare la serie televisiva negli ultimi vent’anni rispetto al film. L’abbiamo percepita come un passo avanti a livello narrativo perché ha tanto più spazio e tanta più possibilità di esplorare parti che non avremmo avuto tempo e modo altrimenti. Lo stesso si potrebbe dire per l’universo allargato come in questo caso con la cross-medialità rispetto al singolo e “normale” medium. Quindi secondo me se viene abbracciato dal lettore, potrebbe diventare un modo per espandere quell’universo narrativo e per andare avanti. Se noi fossimo curiosi di esplorare l’introspezione di Walter White nella quarta stagione di Breaking Bad nello specifico, ad esempio, un romanzo scritto dalla writers room potrebbe essere lo strumento adatto.
Guaglione: È praticamente quasi già il presente. Ad esempio tutti i romanzi pubblicati che stanno alla base di Twin Peaks, e spiegano la stirpe indiana, il culto del gufo, gli esperimenti nucleari… quindi se io voglio sapere dagli autori che cosa è successo compro i romanzi. Penso però ci sia un altro discorso in ballo, e forse suonerà romantico, viviamo in un’era che io mi immaginavo un po’ di anni fa in cui producono talmente tanti prodotti che molti si perdono per strada. Da un lato ognuno di noi può crearsi il palinsesto che vuole: quindi se uno è appassionato di cyberpunk asiatico magari trova tutti quei prodotti. L’altro aspetto è che quando l’offerta cresce così tanto, paradossalmente, ritorna importante la qualità e la relevance. Perché è importante per questo momento storico e per me in particolare? Il passaparola aiuta a farle uscire fuori nel marasma generale. Penso che alla lunghissima, o meno che non ci sia un’implosione di contenuti e si torni a produrne di meno, continueranno a produrre sempre di più a costi sempre minori. E penso anche che quando finirà la pandemia si manifesterà per un numero consistente di persone l’importanza del ritorno del rito di andare al cinema, come un luogo di culto.
Le fonti di ispirazione
Sia il fumetto che il romanzo sono molto citazionisti. Mi chiedevo quali sono state le vostre più grandi ispirazioni tra cinema, tv, fumetto, letteratura per creare questo universo e questi personaggi. Anche la struttura del racconto è molto americana (nel senso positivo del termine) con i salti temporali.
Guaglione: Per quanto riguarda il fumetto, noi abbiamo cercato di metterci dentro gli elementi che amiamo ma creando qualcosa di nuovo. Il modo in cui è raccontato il tutto può rifarsi a una narrativa fumettistica iperdensa che può essere quella di Warren Ellis unito all’approccio realistico di Straczynski – la primissima fase di Rising Stars. Gli americani tendono ad andare sul revisionismo supereroistico, mentre noi ci siamo detti che l’aspetto interessante sarebbe stato rimanere lì con i personaggi, e in questo almeno da parte mia c’è la grande influenza della serialità di Lost. Alla fine il carcere è l’isola, c’è un polo che è quello che se ne vuole andare, vuole evadere (Rob è il nostro Jack), e c’è un altro polo convinto che esista un motivo per cui si trovano lì, “stiamo vedendo qualcosa che deve succedere e solo noi possiamo fermarlo” (Orson è il nostro Locke). Rispetto a Lost però noi abbiamo già in testa il nostro finale [ride]. Poi c’è tutto il discorso dell’allegoria dei mutanti ma si vede di più nel romanzo. Secondo me il modo in cui abbiamo scelto e sviluppato i poteri, e il modo in cui combattono tra di loro ci ha fatto venire in mente Le bizzarre avventure di JoJo.
Speranzoni: Tutta la fantascienza anni ’50 della Golden Age americana, in cui c’è questo world building enorme, ma quello che importa è la drammaturgia dell’individuo, quindi Asimov, Ellison, Herbert, Dick che aveva una premessa high concept per tutto il romanzo ma la spremeva per andare a tirare fuori qualcosa di tematico sul protagonista. Aggiungo qualcosa del romanzo di formazione classico che non si applica del tutto al nostro Sam che è quasi un quarantenne, ma l’approccio strutturale è quello di Dickens, Nabokov, Kundera. A noi piace molto flirtare con questo mix, realizzando un prodotto popolare ma significativo.
Dato che su Screenworld ci piace parlare di schermi, piccoli, grandi, nuovi, inesplorati, leggendo questi primi due tasselli del puzzle appare proprio chiarissimo come chiami a gran voce una trasposizione cinematografica o televisiva. Ci avete già pensato? Ci potete anticipare qualcosa?
Guaglione: Ci abbiamo pensato e mentre li scrivevamo e li concepivamo c’era proprio l’idea di farlo in modo che diventasse naturale l’idea di trasformarlo in una serie, date le storie potenzialmente infinite dei personaggi e lo spazio limitato con dentro una serie di conflitti, il setting è davvero perfetto. Il vero superpotere è la scrittura degli sceneggiatori, in modo che non costi tantissimo, ecco spiegati i poteri mentali [ride]. Diciamo che per aiutare una trasposizione di questo tipo servirebbe che il fumetto uscisse anche all’estero, stiamo tramando in tal senso, mentre il prossimo che deve uscire – Carisma – è ambientato in Italia, e questo aiuta anche nei dialoghi, per le piattaforme e così via. Inoltre non è necessariamente detto che si tratterà di una serialità live action.
Si dice spesso che siamo il risultato del nostro vissuto. Quante sono state importanti le vostre esperienze per arrivare a questo progetto e per realizzarlo in questo modo? In fondo parlate di un mondo e di una cultura con cui siamo cresciuti ma che non è la nostra.
Guaglione: Noi siamo stati colonizzati come immaginario, quindi tutto quello che è cinema e tv dagli Stati Uniti e tutto quello che è anime e cartoni animati dal Giappone, soprattutto nella decade in cui siamo nati noi, in cui l’offerta era sicuramente più ridotta e più chiusi i canali dove poter vedere determinati prodotti. Per me più che il vissuto è l’esperienza lavorativa, quindi capire che tipo di storia poteva essere interessante per un fumetto e un romanzo nel 2022 che riuscisse a colpire colossi dell’editoria, e un seguente pensiero che fosse stuzzicante per farci una serie. Ovviamente sono processi lenti – opzionano l’idea eventualmente all’estero e la sviluppano per anni. Inoltre c’è stato uno sviluppo che non avevamo previsto, cioè che mentre lavoravamo al progetto c’è stata una pandemia mondiale e il concetto di “quarantena” è diventato qualcosa che conosciamo fin troppo breve e speriamo non sia un boomerang per il progetto.
Speranzoni: Penso che la scelta di ambientarlo in America sia una sorta di citazione all’immaginario con cui siamo cresciuti. Se The Stand di Stephen King fosse ambientato a Rovereto o a Rho sarebbe meno credibile. Quello è il trampolino di lancio per speculare sull’essere umano che almeno in Occidente tende ad assomigliare un po’ a se stesso di questi tempi. Il sistema che si attiva e costruisce Clearwell è molto americano, mentre in Italia ci metterebbero 62 anni a realizzarlo. È un tipo di storia che anche i francesi si aspetterebbero di più in America.
Guaglione: E poi il palazzo crollerebbe [ride]. Questo è interessante perché presuppone una riflessione che esplicito. Uno stesso concept può essere raccontato in luoghi diversi ma se si shifta in luoghi diversi a seconda dell’humus culturale di quel posto shifta anche il modo e il genere per raccontarlo. Lo storyteller deve ascoltare la storia che vuole raccontare altrimenti finisce per fare un disservizio al racconto in sé e poi a chi lo leggerà. Nel caso fosse ambientato in Italia, ad esempio, ci sarebbe necessariamente un po’ di satira sociale.
Speranzoni: Inevitabilmente. Io penso sempre a questa trilogia cinese di romanzi che ha avuto grande successo, Il problema dei tre corpi. I dilemmi morali arrivano dopo in un’altra cultura. Una storia si può ambientare dappertutto ma va fatta una scelta oculata perché va a cambiare il tema.
Guaglione: L’esempio più pratico che ho sottomano io, senza fare autocelebrazione, è Mine, perché se il soldato con il piede sulla mina nel deserto fosse stato italiano, sarebbe cambiato il modo in cui si parlavano coi caporali, se fosse stato cinese, spagnolo, russo, venivano fuori tante storie diverse. Il viaggio dentro al protagonista sarebbe stato lo stesso, ma in uno Stato di propaganda cinese ad esempio, sarebbe risultato strano che l’esercito diceva che non potevano passare, bisognava cambiare la storia. Anzi negli Stati Uniti mi ricordo che storsero il naso per quello e per il fatto che lui all’inizio nonostante rischi di ammazzare uno sposo e una sposa innocenti e un terrorista che non sono sicuri sia identificato come tale, ci dissero che un Marine avrebbe sparato e basta.
Il futuro del progetto
Una curiosità, dato che siete entrambi storyteller e avete parlato di serie tv: avete una serie del cuore al momento che vi ha appassionato di brutto e che consigliereste a tutti?
Guaglione: Io ho un grosso problema col tempo e quindi lo passo più a scrivere che a leggere e guardare, e quindi recupero prodotti ritenuti già “vecchi” per il discorso di prima. Ho visto metà Sharp Objects e devo finirla perché è raccontata in maniera davvero sopraffina, anche a livello di fotografia oltre che di scrittura: è più importante il come si racconta una storia che l’idea di base. Non dico che gli high concept sono finiti, perché le storie sono infinite, ma aumenta quella sensazione di déjà vu del racconto e quindi il mood dà maggiore speranza a una storia oggigiorno.
Speranzoni: Il mondo è pieno di high concept ma basterebbe anche un good concept. Io invece consiglio Midnight Mass, che mi è piaciuto perché è un po’ weird, non si prende troppo sul serio, quella via di mezzo tra genere e letteratura che provo sempre a fare io e non so ci riesco [ride] e Flanagan c’è riuscito secondo me per la prima volta (su tre).
Per chiudere, quali sono i prossimi appuntamenti da segnare in agenda per Quarantine Prophets?
Dopo Quarantine Prophets ci saranno Carisma e Carnivalia. Dopo uno sci-fi prison drama, un horror investigativo e un urban fantasy. Il fumetto e il romanzo di Carisma sono attesi diciamo prima dell’estate sicuramente, tempistiche permettendo data la situazione in corso. Il primo ciclo di uscite si dovrebbe concludere al Lucca Comics and Games. Quindi ci vediamo lì!