Uno dei film più amati di David Fincher, Zodiac, prende ispirazione da una storia vera. L’opera, basata su Zodiac e Zodiac Unmasked, due opere del fumettista Robert Graysmith, diventato poi giornalista ed interpretato sul grande schermo da Jake Gyllenhaal, è stata elogiata per la sua rappresentazione storicamente accurata della caccia, da parte di giornalisti, forze dell’ordine e gente comune, al serial killer da cui prende titolo il film, che ha ucciso 5 persone, terrorizzando la California a partire dalla fine degli anni ’60 e del quale l’identità resta tuttora sconosciuta. Andiamo allora a scoprire cosa è successo davvero in quel tremendo periodo.
Tornando indietro nel tempo, scopriamo che il 20 dicembre 1968, David Faraday e Betty Lou Jensen andarono al loro primo – e tragicamente ultimo – appuntamento. I due adolescenti hanno frequentato le scuole a Vallejo, in California, e si conoscevano solo da un paio di settimane. Secondo SF Weekly, Jensen indossava “un vestito viola con una spilla a campana di Natale appuntata sul colletto bianco” quando ha presentato David ai suoi genitori prima che partecipassero ad un concerto natalizio a Hogan High. Dopo una breve sosta a casa di un amico, la giovane coppia si è recata al concerto ed aveva programmato di tornare a casa per le 11. Dopo aver lasciato l’istituto, Faraday ha guidato la sua station wagon in una delle “vie degli innamorati” della zona, un’area privata vicino ad una stazione di pompaggio. I loro corpi furono trovati pochi minuti dopo da Stella Borges, che abitava nelle vicinanze. Quando la polizia è arrivata sulla scena, hanno trovato Faraday fuori dalla porta del passeggero con una ferita da arma da fuoco sopra l’orecchio, che respirava ancora. Ma quando sono arrivati in ospedale, era morto. La polizia ha quindi trovato il corpo di Jensen a poca distanza dal veicolo. Aveva cinque ferite da proiettile alla schiena, colpita sicuramente mentre tentava di scappare. La polizia ha erroneamente ritenuto che il movente fosse la gelosia o la droga, non riuscendo così a risolvere il caso.
Mesi dopo, nel luglio 1969, un’altra giovane coppia, composta da Darlene Ferrin e Michael Mageau, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco mentre era parcheggiata a circa 6 km dal luogo del delitto precedente. Mentre sedevano nell’auto, un’altra automobile si parcheggiò dietro di loro per impedirne la fuga: a quel punto Zodiac scese dall’auto e si accostò alla macchina delle vittime, usando una torcia per accecarli e sparandogli subito dopo. Ferrin venne dichiarata morta all’arrivo in ospedale, mentre Mageau sopravvisse, sebbene il killer gli avesse sparato al volto, al collo e al torace. Dopo quella seconda sparatoria, un uomo che si faceva chiamare Zodiac ha chiamato il dipartimento di polizia di Vallejo. “Ho ucciso anche quei ragazzi l’anno scorso“, ha quindi dichiarato il killer. La telefonata proveniva da una cabina telefonica in una stazione di servizio a circa mezzo chilometro dalla casa di Ferrin e poco distante dal Dipartimento dello sceriffo di Vallejo.
Al centro del film di David Fincher troviamo poi le lettere che lo stesso serial killer inviò alla polizia in quel periodo. Il 1º agosto 1969, infatti, tre lettere vennero recapitate a tre quotidiani, ovvero il Vallejo Times-Herald, il San Francisco Chronicle e il San Francisco Examiner. “Zodiac“, così si firmava l’autore, rivendicava la responsabilità delle tre uccisioni e, inoltre, allegava a ciascuna lettera una parte di un crittogramma dietro al quale, a suo dire, si celava la sua identità. Pretese quindi che ciascuna parte del crittogramma apparisse sulla prima pagina del rispettivo quotidiano a cui l’aveva inviata: se non lo avessero fatto, avrebbe ucciso delle persone quel fine settimana. Alla fine, tutte e tre le parti del crittogramma vennero pubblicate.
Il 4 dello stesso mese, un’altra lettera venne recapitata al San Francisco Examiner, che iniziava con “Caro Direttore, qui è Zodiac che parla“, una sorta di risposta al commissario Stiltz che aveva chiesto di fornire ulteriori dettagli sugli omicidi per verificarne l’autenticità. L’8 agosto, due lettori del quotidiano riuscirono a risolvere il crittogramma. “Mi piace uccidere le persone perché è molto divertente ed è più divertente che uccidere animali nella foresta, poiché l’uomo è l’animale più pericoloso“, si leggeva nel messaggio decifrato che, subito dopo, recitava: “Uccidere è un’esperienza molto eccitante per me, è persino meglio che venire con una ragazza. Non vi darò il mio nome perché cerchereste di rallentare o fermare la mia collezione di schiavi per la mia seconda vita“. L’ultima parte si riferisce alla presunta convinzione di Zodiac di rinascere, dopo la morte, in un paradiso in cui le persone da lui ammazzate sarebbero diventate suoi schiavi.
Nel settembre 1969, Zodiac uccise Bryan Hartnell e Cecelia Shepard, una coppia che stava facendo un picnic presso il lago Berryessa. Dopo averli legati entrambi, li pugnalò e poi, successivamente, lasciò una scritta sullo sportello dell’auto di Hartnell, riportando le date degli omicidi da lui commessi fino a quel momento. A trovare i due ragazzi aggrediti furono un uomo e suo figlio, che stavano pescando lì vicino: Cecelia Shepard era ancora cosciente e poté fornire una descrizione del killer. Cadde poi in stato di coma e morì due giorni dopo in ospedale. Hartnell, invece, sopravvisse e ha anche un piccolo cameo nel film di David Fincher. La sera dell’aggressione, Zodiac chiamò lo sceriffo della contea di Napa: la telefonata avvenne da una cabina ma le impronte lasciate sull’apparecchio, raggiunto dopo essere stato localizzato dalla polizia, non corrisposero ad alcun sospetto.
L’11 ottobre 1969, Zodiac salì sul taxi guidato da Paul Stine e chiese di essere portato nel quartiere di Presidio Heights. Per qualche motivo sconosciuto, il conducente del mezzo si fermò all’isolato successivo, sulla Cherry Street, e venne colpito da un proiettile alla testa. Il killer gli rubò quindi il portafogli, le chiavi dell’auto e gli strappò un pezzo di camicia. Tre giorni dopo, il Chronicle ricevette un’altra lettera di Zodiac, con il pezzo della camicia di Stine: solo in quel momento la polizia collegò il serial killer all’omicidio di Presidio Heights.
L’8 novembre 1969, Zodiac spedì un altro crittogramma di 340 caratteri, rimasto indecifrato fino al 2020, quando cioè lo statunitense David Oranchak, il programmatore belga Jarl Van Eycke e l’australiano Sam Blake lo hanno decriptato. “Spero che vi stiate divertendo nel cercare di prendermi. Io non ho paura della camera a gas, perché mi manderà in paradiso ed ora ho abbastanza schiavi che lavorano per me, mentre tutti gli altri non avranno niente quando andranno in paradiso. Per questo loro sono spaventati dalla morte, mentre io non sono spaventato perché so che la mia vita sarà facile in paradiso“, si leggeva quindi nel messaggio in codice.
Alla fine, Zodiac uccise ufficialmente cinque persone, colpendo in tutto quattro uomini e tre donne tra i 16 e i 29 anni, e due di loro sono sopravvissuti alle aggressioni. Col passare del tempo gli sono state attribuite anche molte altre vittime ma, senza prove sufficienti, non è stato possibile attribuire a lui la responsabilità dei fatti. L’identità del serial killer rimane ancora oggi sconosciuta.