La bufera mediatica scoppiata lo scorso lunedì sul caso Neil Gaiman accusato di violenze sessuali in un’accurata inchiesta apparsa sulla rivista The New York Magazine è solo al principio, ma ha già scomodato dichiarazioni di una certo peso considerando la fonte da cui provengono. Lo schock della vicenda ha destato l’attenzione della popolare scrittrice inglese autrice della saga di Harry Potter e ben nota al pubblico anche per le sue discutibili posizioni transfobiche e sull’identità di genere.
JK Rowling si è sentita decisamente sconvolta dalla vicenda e l’ha paragonata allo scandalo risalente al 2017 riguardante il produttore cinematografico fondatore della Miramax Harvey Wenstein a cui seguì l’ondata di indignazione e partecipazione collettiva attraverso il movimento del #metoo. Questo sbilanciamento di reazione sui social e nel web ha smosso l’autrice che ha dichiarato sul suo profilo X:
Il pubblico letterario che ha avuto molto da ridire su Harvey Weinstein prima che fosse condannato è stato stranamente silenzioso nella sua risposta alle molteplici accuse contro Neil Gaiman da parte di giovani donne che non si sono mai incontrate, ma che – come nel caso di Weinstein – raccontano storie straordinariamente simili.
The literary crowd that had a hell of a lot to say about Harvey Weinstein before he was convicted has been strangely muted in its response to multiple accusations against Neil Gaiman from young women who'd never met, yet – as with Weinstein – tell remarkably similar stories.
— J.K. Rowling (@jk_rowling) January 13, 2025
Effettivamente esistono parallelismi tra lo scrittore di Coraline e il produttore di Pulp Fiction. Entrambi, oltre ad essere stati coinvolti in scandali di violenze sessuali verso diverse donne, hanno infatti utilizzato accordi di riservatezza (NDA) e presunte tangenti per ottenere il silenzio delle vittime.
Lila Shapiro, autrice di questa enorme inchiesta intitolata There Is No Safe Word, è riuscita a risalire a ben otto donne in totale che accusano Gaiman degli abusi. La giornalista americana ha approfondito le indagini dopo la messa in onda del podcast in sei puntate Tortoise Media Master: The Allegations Against Neil Gaiman, riuscendo ad ottenere altre dichiarazioni di nuove vittime fino ad allora sconosciute e all’epoca ancora adolescenti o sulla soglia dei vent’anni. Oltre a Neil Gaiman sarebbe stato coinvolto pure il figlio durante gli abusi, avvenuti nella sua casa a New York e in Nuova Zelanda.
Lo scrittore britannico nel frattempo ha rilasciato alcune dichiarazioni sul suo blog personale, in cui riflettendo sul suo passato nega qualsiasi accusa nei suoi confronti e affermando che ogni rapporto sessuale era consensuale con ogni partner incontrata, prendendosi altresì ogni responsabilità su possibili passi falsi compiuti, ma al contempo senza voltare le spalle alla sua verità di innocenza granitica.

Sul lato piattaforme streaming, Gaiman ha in attivo diverse collaborazioni lavorative con due colossi delle piattaforme streaming. Su tutte la serie Sandman in onda su Netflix e Good Omens su Amazon Prime, in cui ha annunciato il suo ritiro dalla serie lo scorso settembre dopo l’eco mediatico delle primissime accuse. Entrambi i colossi dello streaming ad ora non hanno rilasciato dichiarazioni riguardanti lo scomodo avvenimento.
Intanto Weinstein, sofferente di leucemia e in procinto di fare causa allo stato di New York per malsane condizioni carcerarie, è stato prima condannato nel 2023 a 23 anni di prigione dopo una sentenza di colpevolezza di violenze sessuali ai danni dell’attrice Jessica Mann e della sua assistente di produzione Miriam Haley. Ma nell’aprile del 2024 la corte d’appello di New York ha annullato la condanna, sostenendo l’esistenza di un errore di testimonianza. Attualmente si trova in carcere da febbraio 2022 per scontare una condanna di 16 anni per lo stupro avvenuto ai danni di un’attrice russa nel 2013, mentre sobbalzano da costa a costa accuse di altri reati civili.