Bleach è senza dubbio una delle saghe più amate di tutti i tempi. Che si tratti dell’anime o del manga, i fan che hanno seguito le avventure di Ichigo e compagni sono tantissimi in tutto il mondo. Proprio sulla scia di questo successo e dei nuovi episodi in uscita su Disney+, Bandai Namco ha recentemente pubblicato Bleach: Rebirth of Souls.

Il titolo è un picchiaduro 3D che ricorda, nell’impostazione del suo gameplay, opere come i vari Dragon Ball: Budokai Tenkaichi distribuite dalla stessa Bandai Namco. In questo caso, però, Tamsoft Corporation che si è occupata di sviluppare questa nuova iterazione videoludica di Bleach non ha saputo realizzare un prodotto che possa competere con i classici picchiaduro ambientati nell’universo dei Saiyan. Ciò non implica che Bleach: Rebirth of Souls sia un flop completo ma, certamente, soffre di parecchie carenze che ne minano la valutazione finale.

Bleach: Rebirth of Souls, a suon di Bankai!

Urahara e Izuru in un match su Bleach: Rebirth of Souls
Urahara e Izuru in un match su Bleach: Rebirth of Souls – Tamsoft Corporation

Il gameplay di Bleach: Rebirth of Souls segue grossomodo quei canoni tipici dei picchiaduro 3D. Abbiamo a disposizione una serie di combo fatte da colpi pesanti, veloci o attacchi speciali e possiamo pararci o spezzare la parata avversaria. Abbiamo largamente apprezzato alcune scelte che rendono gli scontri molto più interessanti. Le battaglie, infatti, si articolano intorno a due concetti fondamentali: il Reishi e i Konpaku. Nel primo caso, parliamo della classica barra degli hp che, come in ogni picchiaduro, si esaurisce progressivamente per ogni colpo subito. Quando il Reishi scende sotto il 30%, possiamo eseguire un Kikon, attacco devastante che consuma il resto degli hp di chi lo subisce. La conseguenza di questa mossa è che il nostro avversario perderà parte del suo Konpaku, ovvero una serie di “vite” che abbiamo a disposizione durante gli scontri e che sono rese graficamente da un counter inserito nell’hud. Quando questo numero scenderà a zero, lo scontro sarà terminato.

Seppur abbastanza semplice, questa meccanica risulta interessante perché aggiunge un tocco di strategia a un gameplay che rischiava di essere fin troppo lineare e monotono. I Konpaku, infatti, non si riducono soltanto utilizzando il Kikon, ma si possono diminuire anche portando a zero la barra del Reishi. In questo caso, il nostro attacco finale farà un danno maggiore e rimuoverà un Konpaku in più di quanto non avremmo fatto utilizzando subito il Kikon. Tuttavia, richiede un maggior numero di combo e, pertanto, ci espone alla controffensiva del nostro avversario. Per fare un esempio concreto, se il nostro nemico ha quattro Konpaku, sarà più conveniente utilizzare due volte il Kikon che rimuove due “vite” per volta, piuttosto che azzerare la barra e causare un danno da tre per poi dover comunque riportare gli hp sotto il 30% per terminare lo scontro.

Inoltre, Bleach: Rebirth of Souls sfrutta un concetto iconico della serie e lo rende un interessante elemento di gameplay. Stiamo, ovviamente, parlando del Bankai. Si tratta di un’evoluzione della forma della Zanpakuto (la spada degli Shinigami) che sblocca il vero potere della nostra arma. In questo caso, non solo cambieranno gli attacchi dei nostri personaggi e il loro aspetto estetico, ma anche l’impatto degli attacchi finali sui Konpaku sarà più pesante e riusciremo a togliere fino a cinque punti dal counter per un attacco che prosciuga totalmente gli hp del nemico.

Ichigo affronta un Hollow in Bleach: Rebirth of Souls
Ichigo affronta un Hollow in Bleach: Rebirth of Souls – Tamsoft Corporation

Tutte queste meccaniche sembrano piuttosto cervellotiche, ma Bleach: Rebirth of Souls ci guida nei nostri primi passi in questo mondo e rende molto facile la comprensione delle basi del suo gameplay. Più difficile, invece, risulta padroneggiare le varie tecniche avanzate come le azioni inverse che sono fondamentali per interrompere le combo avversarie, ricaricare parte del nostro Reishi e recuperare la barra di guardia. In questi casi, sacrifichiamo potenza offensiva per ottenere un momentaneo boost alla difesa, ma non sempre risulta intuitivo il momento in cui utilizzare queste tecniche. Bleach: Rebirth of Souls, infatti, penalizza parecchio la tecnica del buttarsi a capofitto sull’avversario attaccando senza tregua.

Il gameplay non è esente da difetti. Non è possibile, infatti, spezzare una combo se non sfruttando un’azione inversa che consuma parte del nostro potere spirituale, utile in fase offensiva per attivare le mosse Reiatsu, potenti attacchi che riducono sensibilmente il Reishi avversario. Se non utilizziamo questa azione inversa, possiamo sfruttare la parata per proteggerci. Questa, però, è utilizzabile soltanto per bloccare l’inizio di una combo o un attacco singolo. Se ci troviamo già in balia di una serie di attacchi e il nostro potere spirituale non è sufficiente, rimaniamo succubi dell’avversario senza poter fare nulla fino al termine della sua combo. Inoltre, se stiamo eseguendo una sequenza di colpi e proviamo a interromperla premendo il tasto di parata, non avremo alcun effetto se non quello di esporci a un contrattacco che non riusciremo a bloccare. Questo a causa di una finestra di parata che risulta, a volte, legnosa e punitiva.

Infine, il lock del nostro personaggio sarà sempre rivolto verso l’avversario cosa che, da una parte, rende più semplice colpire il nemico e seguirlo nonostante gli spostamenti laterali, ma penalizza parecchio alcuni Bankai. L’esempio più eclatante è quello di Tosen che, quando rilascia la sua Zanpakuto, viene avvolto dalle tenebre che lo celano al suo avversario. Tuttavia, in Bleach: Rebirth of Souls, sapremo sempre da quale direzione arriveranno i suoi attacchi perché il nostro personaggio, anche se non può vederlo, sarà rivolto verso il nemico.

Bleach: Rebirth of Souls, sostituto Shinigami

Menu della modalità storia in Bleach: Rebirth of Souls
Menu della modalità storia in Bleach: Rebirth of Souls – Tamsoft Corporation

Bleach: Rebirth of Souls, nella sua modalità storia, ha il grande pregio di voler seguire fedelmente la narrazione del manga e dell’anime, raccontandoci tutti gli eventi principali della saga ed evitando i filler (fatta eccezione per l’intermezzo tra i capitoli due e tre). Inoltre, abbiamo apprezzato la presenza di una storia segreta che, a patto di sbloccarne alcuni eventi completando delle missioni della storyline principale, ci permette di approfondire le backstories dei molti personaggi secondari di Bleach. 

Tuttavia, voler riportare fedelmente una storia che conta settantaquattro volumi del manga e oltre quattrocento episodi dell’anime non può che tradursi in lunghissime sequenze narrative. Probabilmente la struttura del picchiaduro non è la più adatta a questo tipo di narrazione, dal momento che molte delle sezioni della storia ci portano semplicemente a guardare clip video che, in alcuni casi, hanno la stessa durata di un episodio dell’anime. Il gameplay, dunque, diventa quasi marginale all’interno di una modalità storia che ci mette davanti scontri che nella maggior parte dei casi si concludono in un paio di minuti e video che raramente rimangono sotto i dieci.

Inoltre, queste sequenze sono purtroppo afflitte da animazioni carenti che le rendono piuttosto statiche, oltre che estremamente lunghe. Durante la storia di Bleach: Rebirth of Souls ci troviamo, dunque, ad osservare personaggi immobili che si limitano a muovere le labbra. Quando si muovono, inoltre, i risultati sono tutt’altro che ottimali. Pensiamo, ad esempio, ad una delle prime sequenze che vedono protagonisti Ichigo e Shinji nel terzo capitolo della storia principale. In questo caso, vediamo il corpo del protagonista spostarsi in diagonale lungo un asse, senza che il suo corpo reagisca in alcun modo. Questo si ripete anche in altre occasioni, come nella conclusione della saga degli Shinigami (capitolo due) al termine della quale vediamo Aizen, Tosen e Gin avvolti da un fascio di luce all’interno del quale parlano con gli altri personaggi senza muoversi verso l’alto come dovrebbero fare.

Abbandonati in un mondo vuoto come Kon

Urahara in Bleach: Rebirth of Souls
Urahara in Bleach: Rebirth of Souls – Tamsoft Corporation

Bleach: Rebirth of Souls ha delle buone idee sulle sue modalità principali, ma finisce per perdersi in una generica carenza di contenuti. La storia principale e quella segreta possono intrattenere il giocatore per decine di ore ma, una volta terminate, non ci sono più molti elementi che ci spingono a proseguire. Oltre ad una modalità missioni suddivisa in tre livelli nei quali dovremo affrontare una serie di nemici per ottenere ricompense, tutte le altre opzioni di gioco che offre il titolo di Tamsoft Corporation diventano presto monotone.

Possiamo, infatti, scontrarci con amici o la CPU nei classici incontri vs, affrontare avversari online in match dello stesso tipo e praticare le nostre abilità in allenamenti. Tuttavia, anche gli incontri multiplayer ci permettono soltanto di scegliere avversari che utilizzano o meno talismani e cristalli e che abbiano una determinata qualità di connessione. Bleach: Rebirth of Souls soffre quindi di una carenza di contenuti secondari che si potrebbe quantomeno attenuare grazie all’aggiunta di partite classificate, come succede in altri titoli simili pubblicati dalla stessa Bandai Namco (Dragon Ball: Sparking Zero).

Bleach: Rebirth of Souls riceverà ancora molti contenuti da parte di Tamsoft Corporation, inclusi dei DLC che porterà quattro nuove aggiunte al suo roster. Tutti i trenta personaggi attualmente presenti nel gioco sono ben studiati e, grazie al risveglio e alle proprie abilità peculiari, si rivelano interessanti da provare, permettendo a ogni tipo di giocatore di trovarne uno adatto al proprio stile. Dalla forza bruta di Kenpachi o Sado, alla velocità di Yoruichi e Hitsugaya, il picchiaduro pubblicato da Bandai Namco riesce a ricreare alla perfezione le tendenze di ogni personaggio di Bleach rendendo le battaglie sempre dinamiche ed entusiasmanti.

Conclusioni

7.5 Imperfetto

Al netto di tutti i difetti presenti, Bleach: Rebirth of Souls si rivela un buon picchiaduro che trova il suo punto di forza principale in un gameplay ben strutturato. Tuttavia, la scarsa mole di contenuti e i molti difetti nelle animazioni e in sequenze video fin troppo lunghe, al discapito delle sezioni di gioco, nella modalità storia influiscono negativamente sul voto finale.

Cosa ci è piaciuto
  1. Gameplay ben strutturato, con molti spunti originali
  2. Molti personaggi giocabili, tutti caratterizzati secondo le proprie peculiarità
  3. Fedeltà assoluta all'opera originale
Cosa non ci è piaciuto
  1. Poca varietà di contenuti
  2. Animazioni fin troppo statiche nelle scene di intermezzo
  3. Qualche legnosità di troppo nell'input dei comandi
Condividi.

Laureato in Cinema e Media, giocatore dalla nascita e appassionato di qualsiasi cosa racconti una storia coinvolgente. Ha iniziato a scrivere di videogiochi nel 2021, collaborando con diversi siti come Tom's Hardware. Nel 2025 arriva sulle pagine virtuali di Screenworld, per continuare a condividere la sua passione con chiunque voglia dedicare del tempo nella lettura dei suoi contenuti.